Le radici del cielo. Metro 2033 universe
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
PER STRADA
Esiste un modo per raccontare la fine della civiltà, dopo l’Olocausto nucleare? La scomparsa dei saperi, ha depauperato la lingua: i periodi si troncano, il pensiero si scarnifica in frasi brevissime, la parola è un respiro rattenuto nell’atmosfera mortifera per le radiazioni. Avoledo ne“Le radici del cielo”, capitolo italiano del ciclo fantascientifico dello scrittore russo Glukhovsky, al fine di rendere immediatamente percepibili gli orrori della distopia a cui i romanzi di fantascienza ci hanno abituato, ha elaborato un’architettura stilistica scheletrica, e per questo ansiogena, epidermica: in un pianeta deprivato della luce e dei colori, agli uomini ridotti a vivere nei sottosuolo per comunicare non restano che i residui di idiomi oramai morti. E ritrovando in sé il lessico perduto il protagonista del romanzo, Padre John, racconta in prima persona a un’improbabile posterità il suo viaggio da Roma a Venezia in compagnia di una scorta armata e di una scienziata: essi devono trovare e riportare indietro il Patriarca che possa convocare un Concilio ed eleggere un nuovo Papa, ovvero il simbolo di un possibile ripristino di un ordine spirituale/etico. Un uomo di fede è la guida morale più rassicurante per accompagnare il lettore inorridito nell’inferno italico, popolato di mostri e di pochi sopravvissuti obbligati a banchettare con le carni di bambini. La raccapricciante metamorfosi del mondo conosciuto include paesaggi, città, persone e dal disgusto si salva solo la dignità di una domanda: se esiste Dio, come una realtà del genere può essere anche solo immaginata? Dio ci ha messo per strada e noi pensiamo o sogniamo o ci illudiamo di arrivare alle radici del cielo: questo pensa John/Avoledo.
Indicazioni utili
Per chi è interessato ai seguenti percorso: il viaggio nell'immaginario dall'Odissea a "La strada" di Mc Carthy.
Utopie e distopia dalla riflessione filosofica alla narrativa fantascientifica.