Kondor
Letteratura italiana
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Fumettone
Come comparve scritto su un giornale quando uscì il libro "...c'è del genio nel delirio iper -tecnologico di Alan D. Altieri..."
E in effetti fa piacere trovare una tale cura per il dettaglio e un tale approfondimento tecnico in un romanzo commerciale. Come fa del resto piacere, per via di una sorta di orgoglio patriottico, scoprire nel corso della lettura che Altieri non ha nulla da invidiare ai suoi colleghi d’oltre oceano, indiscussi maestri della narrativa non impegnata. In Kondor infatti sembra davvero d’essere alle prese con un Clancy o un Patterson: azione, ritmo serrato, trama nettamente delineata, colpi di scena ben piazzati e un immancabile finale in crescendo all’insegna di un pragmatismo e un ottimismo made in U.S.A. che non lascia scampo alle riflessioni, alla psicologia e ai dubbi della coscienza.
Del resto è anche giusto che sia così la storia in esso narrata, l’azione in esso raccontata, non richiede esitazioni, ripensamenti o rimpianti, non richiede nulla se non appunto altra azione, avventura, decisioni estreme prese in mezzo secondo, dialoghi sferzanti sempre e costantemente volti al raggiungimento di uno scopo, all’ esecuzione d’un ordine, alla mortificazione di un avversario: - Premi il grilleto! - , -Riparati dietro quel muro! – Lurido mercenario, te la farò pagare! Tutto perfetto, tutto come previsto, proprio come appunto un Clancy o un Patterson…
E allora cosa? Allora quale è il problema di questo libro? Per quale motivo non è considerato alla stessa stregua dei Best Sellers da ombrellone dei suoi più famosi colleghi?
Naturalmente, in parte è per colpa del mercato, che per forza di cosa non può essere così ampio come quello di uno scrittore di fama internazionale, ma non è solo questo, è anche per qualcos’altro. E’ inutile sottolineare ancora che in Kondor manca ogni più pallida traccia di introspezione, approfondimento psicologico o intima riflessione, non ce lo si aspetta da questo romanzo, così come non ce lo si aspetta da un autore in tutto e per tutto assimilabile ai due sopra menzionati, poiché non è il loro genere e non è il suo genere; e allora cosa, allora dov’è il problema?
Il problema essenzialmente è che l’autore, quasi avvertendo il peso del confronto con gli altri suoi, più affermati, colleghi, sembra ansioso di non voler deludere il lettore ideale, ovvero quell’archetipo/standard del consumatore medio di questo genere letterario: quello che per lavoro, tempo, stress, voglia, disinteresse, legge un paio di libri all’anno quando è in vacanza e in quei libri vuole trovare, dramma, azione, passione, fuga dalla quotidianità e soprattutto riposo. Sembra, leggendo Kondor, che Altieri abbia tentato in tutti i modi di soddisfare quella tipologia di lettore e per fare ciò abbia inserito, facendosi prendere troppo la mano, ogni luogo comune, banalità, e stereotipo del genere action- drama. E i protagonisti qui sono per forza degli eroi, e i loro nemici qui sono per forza degli stro…, e la lealtà e i sentimenti dei “buoni” sono tanto giusti e stoicamente incorruttibili quanto solo possono essere sbagliati e stoicamente deprecabili la perfidia e la crudeltà dei “cattivi”, e così via, tanto che ad un certo punto non sembra più neanche di essere alle prese con un romanzo ma con un bellissimo e coloratissimo fumettone, talvolta intenso ed arguto, ma certamente privo di credibilità.
Il Marine torturato, seviziato e spossato che insperatamente viene salvato dal suo “grande amore” (che guarda caso ha in tasca una specie di miracolosa zolletta di zucchero) e, malgrado lui sia da mesi rinchiuso nella più sordida e sporca delle celle e sia l’esempio della denutrizione e della sofferenza, assunta la zolletta, si risveglia e incomincia a suonarle a tutti in più perfetto stile Chuck Norris quando gli bucano la gomma del pick up?
Uff, e poi che altro, Pippo che mangia una nocciolina e si trasforma in Super Pippo?!
“C’è del genio nel delirio iper - tecnologico…” diceva un giornale, sì senza dubbio c’è del genio, ma purtroppo più nel bene che nel male, proprio come un promettente pittore che, aspirando alla perfezione, tenta di migliorare l’opera del suo maestro accentuando qua e la alcuni passaggi e non si accorge facendo così che in realtà non fa altro che copiare e distorcere, non si accorge che in realtà non fa altro che far perdere di credibilità al suo lavoro e a quello di colui che l’ha ispirato.
Tutto sommato forse però non è il caso di essere così negativi, certo con qualcosa in più da una parte e qualcosa in meno dall’altra l’opera di Altieri sarebbe stata senza dubbio più accattivante e plausibile, ma in fondo non si può pretendere molto da un fumettone e, sempre in fondo, Kondor, proprio come certi fumetti, se letto senza troppi pensieri, può risultare divertente… ed è questo alla fine l’importante sotto l’ombrellone.
NOTA PER LA REDAZIONE: non è fantascienza, ma azione o guerra, al limite avventura.