Il libro del destino. Il principe delle nebbie
Letteratura italiana
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scendi dalle nuvole
Ok diciamo una cosa se avevo speranze che la Rosso facesse progressi le sto perdendo. Appena cominciato non mi sembrava peggio del primo ma poi ho dovuto ricredermi. Che dire la storia è sempre quella, una ragazzina orfana è l'ultima della stirpe (ehi ma non l'avevamo già sentito nelle cronache del mondo emerso?!) un giorno arrivano dei tipi (immaginatevi uno stereotipo di Gandalf) nel suo villaggio a prendere degli apprendisti e guarda caso scelgono lei e due dei suoi migliori amici. Casualmente appena usciti vengono attaccati da dei nemici immortali avvolti in mantelli neri (sì un po' come Nazgul misti a ra'zac) comandati da un tipo che (come Saruman nel film "La Compagnia dell'anello") fra gli innumerevoli poteri sa governare il tempo meteorologico. Andando avanti si forma una compagnia (si tipo quella dell'Anello) che deve cercare un libro che cerca anche il cattivo (sì avete indovinato come ne "il signore degli anelli" e in tantissimi altri libri). Mischiate questi elementi alle solite love story dementi e avrete il primo libro. Arriva il secondo e pensate cambi qualcosa?! No anzi, si punta ancora di più sull'amore non corrisposto le fughe d'amore e i soliti elementi che di media mi davano sui denti per le carie. Ecco qua nemmeno il dentista può gioire perché sono scritte male e fanno venire solo il mal di testa. L'azione tipica del genere è assente. La scena più violente può essere quando uno trapassa la cassa toracica di un soldato con una mano e prende il cuore (come nel terzo film di Indiana Jones). Le "battaglie" poi sono improntate nell'evitare stragi fra i buoni, soprattutto su personaggi non dico importanti (figurarsi) ma secondari. E tutto gira più attorno alla protagonista che al fantomatico libro. Lo stile è ancora più semplice del primo e cercando di rimediare ai molti errori del primo capitolo a fatto disastri e non ha cercato di creare un mondo parzialmente staccato dai pilastri del fantasy, scrivendo un stereotipo delle grandi saghe fantasy, che quasi offende il genere. Alla fine si cerca di giustificare con la storica scusa: è giovane. A: Paolini a cominciato Eragon a 15 anni ed il risultato è decisamente al di sopra dei libri della Rosso; B: Catherine Banner ha scritto gli occhi di un re come la Rosso a sedici anni ed è riuscita a coinvolgermi di più (ho quasi pianto, cosa che leggendo nn mi capita quasi mai). Insomma Elisa scendi dalle nuvole!
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Il libro del Destino
Poche pretese. Punto.
Chi vuole iniziare questa lettura non deve aspettarsi chissacchè. Magari sotto un cocente sole estivo, quanto ci si sta sciogliendo anche riparati dall'ombrellone, può essere utile per passare un pò il tempo. O magari può essere letto da qualche giovane che vuole intraprendere il genere fantasy.
Si tratta sempre dei soliti protagonisti coraggiosi in cerca delle proprie origini e di grandi poteri.
Soggettivamente, il modo spiccio dele descrizioni mi piace poco. Sebbene questa storiella della compagnia si sia sentita già con parecchie varianti, anche questa della Rosso si sarebbe potuta salvare in qualche modo con uno stile di scrittura (dialoghi, lessico e spiegazioni) migliore. La poca esperienza gioca a sfavore, e i personaggi e le ambientazioni sono comuni a molti altri pilastri del fantasy... le parti originali sono davvero poche e gli errori, nella trama e nella scrittura, un pò troppi.
Ciò che però non ci voleva proprio è la storia d'amore tra la bella e perfetta e il bello e dannato... out! Un pò di romanticismo ci può stare ovunque, ma a 16 anni anni è meglio evitare improvvisarsi Nicholas Spark!
Se si cerca una lettura strutturalmente semplice e veloce, potete servirvi. Ma ricordo: poche pretese!
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Allora da dove cominciamo??
Allora da dove cominciamo?? Vorrei prima dire che ho letto questo libro perchè me lo hanno regalato ma devo dire che, dopotutto, questo libro non è poi così male certo sono rimasta un pò delusa ma io rispetto ai libri ho un solo difetto: essendo molto romantica e sognatrice, mi sono un pò lasciata andare senza comunque pensare ai diversi errori; questo libro lo consiglierei alle persone certo più piccole di me (ho 12 anni) perchè la trama è molto semplice da seguire, come ho gia scritto prima.
Penso che criticare l'autrice non sia necessario perchè tutti hanno dei difetti e poi chi siamo noi per giudicare una persona??Secondo me dovremmo criticare il libro invece che l'autrice perchè dopotutto è di quello che stiamo parlando
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Non si muove di una virgola dal livello del primo
Se fate un giretto sul blog di Elisa Rosso, il messaggio che potrete trarre dalle risposte delle utenti (dico "delle" perchè sono quasi tutte femmine) sarà univoco: bisogna fregarsene delle critiche! Chi critica un libro lo fa solo perchè è un invidioso, uno scrittore fallito che non pubblicherà mai e che si accanisce sui libri altrui per invidia!
Certo, grande consiglio. Uno ti critica? Fregatene. La vecchia storia delle critiche che aiutano a migliorare è solo una cavolata.
Infatti, si è visto leggendo questo libro.
Ho deciso di leggere il secondo della saga de "Il libro del Destino" sperando che l'autrice, dopo aver letto le dure critiche che le erano state mosse - e soprattutto dopo che gli utenti di un blog che stimo tantissimo l'avevani sfidata a "duello", facendole notare (con ironia, lo so, ma sono il tipo di critiche che aiuta davvero, perchè rimangono più impresse) tutti i punti deboli del suo libro - avesse riveduto il suo stile di scrittura, la trama e i personaggi e soprattutto avesse cercato di rimediare agli errori che aveva commesso nel primo (e che è legittimo commettere a soli 12 anni, per carità, ma che l'editor doveva correggere!). Speravo che tutta l'arroganza con cui aveva risposto alle critiche fosse diminuita. Speravo che avesse smesso di considerarsi una "scrittrice prodigio" (perchè non lo è e mai lo sarà) e di ignorare a prescindere tutte le recensioni negative e che avesse iniziato ad accoglierle con umiltà.
Speravo. Ma non è successo nulla di quello che avevo sperato. Perchè in questo secondo libro, Elisa Rosso non solo non ha corretto gli errori, ma ha insistito ancora di più nel commetterli.
Un esempio lampante è la biblioteca di Batilan: già nel primo libro, l'autrice aveva scritto che Eynis sapeva leggere e scrivere, aveva letto molto e sapeva tante cose grazie alla biblioteca cittadina. Ok, perfetto, fino a qua non c'è problema. Il punto è che una biblioteca "ben fornita" (come viene specificato nel 2° libro) NON PUO' esistere in una città di contadini di un'epoca medievale! Come ci sono arrivati i libri? Chi li ha stampati? Con quale stampante e con quale inchiostro? Chi li ha scritti? Ma soprattutto chi, a parte Eynis, se ne serviva, visto che erano tutti contadini e non avevano senz'altro il tempo per leggere? Tutte domande senza risposta. Nel 2° volume, come dicevo, l'autrice ha insistito nel suo errore, preoccupandosi di specificare che la biblioteca era, appunto, molto fornita.
A parte questo, Elisa Rosso ha commesso un'altra sfilza di errori, oltre a quelli già visti, che non sto ad elencare, anche perchè li ho già scritti nella recensione al primo libro. Inoltre sono talmente tanti che non li ricordo nemmeno tutti.
Uno che mi è rimasto impresso è il capitolo in cui Jadifh si rompe l'ala. Ebbene, dopo poche pagine sembra non ricordarsi più di averla rotta e si comporta come se nulla fosse. Credo che ad un certo punto, addirittura, riprenda pure a volare tranquillamente.
Io una volta ho visto il padre di una mia amica che soccorreva un uccello che si era rotto un'ala, e vi assicuro che, anche dopo averla medicata, non è riuscito a muoversi per parecchi giorni. Jadifh, invece, dopo cinque minuti era già là che andava...
Avete visto anche voi, no? Le criti
che, come sostengono gli utenti del blog di Elisa Rosso, sono perfettamente inutili per migliorare! Di certo un "E' iL + BlLiXxImO lIbRo K aBbIa MaI lEtToOoooO!!!1!!1!!" aiuta molto di più ad imparare a scrivere.
Ma questo sembra che la stessa Elisa Rosso si rifiuti di riconoscerlo.
Lei stessa in un'intervista aveva dichiarato: "Anche adesso non ho paura delle critiche negative: anzi, le accolgo con piacere perché, se costruttive, mi daranno la possibilità di migliorare!"
Ma allora perchè, qualche giorno fa, la critica che avevo scritto sulla sua pagina di Facebook non è durata più di cinque minuti? E perchè a reagito così male alle critiche mosse dal blog che ho citato sopra, arrivando persino ad insultare una perfetta sconosciuta (notare che era stata la stessa Elisa a contattare l'deatrice del "duello", chiedendole esplicitamente di elencarle i punti deboli del libro!).
Per concludere, penso proprio che non leggerò il terzo libro, se non per farmi altre quattro risate per tutti gli strafalcioni. Prima di leggere "L'erede di Ahina Sohul" ero piena di aspettative. Sarà che io ho solo due anni in meno di Elisa, perciò ero stata incuriosita dal fatto che una mia quasi-coetanea avesse scritto un romanzo di oltre 500 pagine (peccato che riducendo il corpo di scrittura, l'interlinea e i margini, il totale sarebbe poco più di 180 pagine di Word. Niente a che vedere con il "capolavoro" che la PIEMME aveva tentato di propinarci), ma sono rimasta profondamente delusa. D'accordo che ci sono tantissimi ragazzi della sua età che non sanno nemmeno mettere insieme 20 righe di un tema, ma ce ne sono anche alcuni molto più talentuosi di lei e che si danno molte meno arie. Speravo che gli anni avessero aiutato Elisa a maturare il suo stile, ma mi sbagliavo: anche se ha 16 anni, rimane sempre una bambinetta che crede di essere chissachì solo perchè a pubblicato ben due libri e che non accetta le critiche e se la prende con chi le fa, ma soprattutto senza il minimo talento. Perchè quelli a cui si dà più peso sono pseudo-scrittori adolescenti che non sanno scrivere, mentre i VERI scrittori rimangono nell'ombra?
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Che Dio salvi il fantasy
Visto che nessuno l'ha ancora fatto, credo che tocchi a me descrivere il libro. Posso solo dire che, leggendolo, mi sono fatta qualche bella risata. Da dove cominciare? Forse dal fatto che è scopiazzato in lungo e in largo. Si intuisce che l'autrice ha letto e apprezzato Paolini, Tolkien e la Troisi, fra i tanti. Credo che le sia piaciuto anche il cartone "Anastasia", o almeno così sembra, dato che ne ha copiato addirittura una frase. Il fatto che Bedwyr si sia unito alle forze del male mi ricorda un sacco Star Wars, con un piccolo difetto: dal primo al secondo libro il carattere del personaggio (lagnoso e detestabile fin dal principio) cambia radicalmente (rimanendo comunque lagnoso e detestabile). Magari quello non è Bedwyr ma il suo gemello cattivo... chissà...
Unico pregio (e forse non è un pregio): il libro è scorrevole ma forse semplicemente perchè i contenuti sono assolutamente privi di consistenza, i dialoghi inutili, il linguaggio mediocre, cosa che facilita un bel po' la lettura, che ne dite?
In sintesi, un fiasco, ma anche il primo non è stato meglio. Che Dio salvi il fantasy!!!