Il cuore che abito
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
Anime in viaggio
Non passa certo inosservata la scrittura di Attilio Alessandro Ortolano, giovane autore abruzzese già vincitore di diversi premi letterari. Una scrittura, la sua, decisamente affascinante, pervasa d’infinita misteriosa poesia che sembra voler scavare nel profondo dell’anima alla ricerca di quel senso dell’esistenza per noi sempre così difficile da comprendere.
“Il cuore che abito”, suo secondo romanzo, pubblicato anch’esso, come il precedente dal titolo “Bellezza e crudeltà”, dalla casa editrice Edizioni La Gru (2018), ha ottenuto lo scorso anno il Premio internazionale culturale Cartagine di Roma. Protagonista di queste pagine è Ludovico, imprenditore e filantropo italiano, il quale, già all’inizio del libro, muore all’improvviso a seguito di un incidente automobilistico. Da quel momento comincia per lui una seconda vita poiché la sua anima, o massa fotonica, viene catturata da un sistema ipertecnologico americano che subito la riversa in un altro corpo, nient’altro che una sorta di clone; il risveglio del protagonista, privo d’identità e memoria del passato, fatta eccezione per il nome di battesimo e una vaga certezza di nazionalità, avverrà in una metropoli americana “somma di solitudini timorose e schive”, ma la vicenda proseguirà poi ancora in Italia, dove quel filo invisibile che lega gli esseri umani troverà infine la propria ragion d’essere dal momento che gli incontri non sono mai casuali.
Una trama non semplice, non banale, a tratti forse difficile da seguire nel suo evolversi tra infiniti interrogativi e misteri esistenziali, riflesso perfetto della complessità del curatissimo linguaggio e dello stile narrativo adottati dall’autore. Lo scenario temporale in cui si svolge questa storia è quello di un futuro ormai prossimo, decisamente a breve termine, dove il mondo non è poi così in apparenza diverso da come lo stiamo ora vivendo con tutte le sue sfide e spauracchi attuali, come quello del bioterrorismo. Molto ben caratterizzati, i personaggi si muovono in una dimensione dal sapore onirico sospesa tra realtà e irrealtà, portandosi dietro, a partire da quello di Ludovico, il proprio fardello di vita dove il tempo accumula, non senza dolore, ricordi, sentimenti, emozioni.
Un bellissimo romanzo, né distopico né fantascientifico in senso stretto, al centro della cui intensa, profonda narrazione, c’è l’essere umano con la sua estrema fragilità fatta spesso di disincanto e solitudine, del proprio ineludibile limite di fine incombente, ma la cui radice è sempre l’amore nel significato più ampio del termine. Ed è l’amore, infatti, a ricordarci che dopo l’ombra ritorna la luce, dandoci ancora la forza di sognare, nonostante tutto.
“Il sole diviene un riflesso scintillante in milioni di gocce. Anche tra le persone ci si incontra così: uno sguardo scintillante tra milioni di occhi. Poi la vita. Ogni giorno. Emozioni e nuvole. Vittorie e sconfitte. Coraggio e paura. Voglia di sogni.”