I primi tornarono a nuoto
Letteratura italiana
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Ritorno alla vita
Una storia surreale, sceneggiatura ideale per un perfetto film horror di quelli proprio sanguinolenti ed estremi, eppure con un plot simile lo scrittore riesce a trasmettere tanta umanità e sensibilità.
Per essere brevi e concisi, in questo romanzo a farla da protagonisti sono uomini e donne resuscitati, che tornano al mondo da ogni epoca(Preistoria,Ottocento, Seconda guerra mondiale etc) e a cercare di frenare quest'avanzata c'è il Dott Karaianni e sua moglie Maria(in attesa di una bimba). All'inizio è una gioia sia per i redivivi che per i loro familiari che li rivedono, poi però il numero dei ritornati supera quello dei vivi e si scatenano guerre furiose. La voglia di prevalere dei morti è tanta e tale che devastano tutto, ed è proprio in questo passaggio che l'autore riesce a trasmettere un'importante similitudine:
"quei morti che devastano fin l’erba delle aiole, quei morti che odiano la vita, fino a desiderare di spegnerla sul nascere, quei morti siamo noi, e ciò che loro fanno al mondo di Adriano Karajanni noi lo stiamo facendo al nostro"
Particolare
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A chi è che hai detto zombie???
Ho comprato questo libro al mio ragazzo dietro suggerimento radiofonico di Luciana Littizzetto, visto che sembrava una storia diversa e dopo la fine di The Walking Dead lui si sentiva orfano di zombie.
Lui ne è stato conquistato e ha insistito per farmelo leggere. "Non è che mi fa paura? Lo sai che odio gli zombie?!" ho protestato.
Ma dietro le sue insistenze, alla fine, l'ho cominciato e divorato in poco tempo.
Un romanzo sull'uomo, sorprendente e scioccante a tratti.
Leggetelo.
E tranquilli, non fa paura.
Quasi mai.
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Un ottimo esordio
E se vostro padre, col quale vi siete riconciliati soltanto dopo la sua morte, si presentasse una mattina davanti alla porta della sua villa, che ora considerate vostra? Oppure se rientrando a casa trovaste la vecchia, che ha vissuto li’ fino alla sua morte, intenta a frugare nel vostro cassetto della biancheria? O se ricomparisse il vostro amore di gioventù, con la freschezza di allora oppure se addirittura si presentassero, come usciti dai libri di storia, antichi romani, faraoni egizi e uomini dell’età della pietra?
“ I primi tornarono a nuoto, la notte del secondo giorno. A sciami, nelle ore disabitate, entrarono in acqua dai porti addormentati, dai moli senza nome ... e nuotarono lenti in mezzo alla laguna ... uscirono dal mare come granchi o come rane, arrampicandosi sui pali, sulle barche ormeggiate, sulle scale intagliate nella pietra e invasero le isole.”
Giacomo Papi rispolvera nel suo primo romanzo, pubblicato quest’anno da Einaudi, un topos classico della letteratura e un mito presente in molte religioni: e al terzo giorno resuscito’.
I suoi resuscitati non ritornano pero’ in qualità di spettri o di zombie e neppure ascendono al cielo come divinità. Sono persone normali. Ricompaiono in carne e ossa, nudi e impauriti, e riprendono la vita da dove l’avevano interrotta, reclamando il loro ‘posto’. Li chiamano rinati.
Questo é il plot del romanzo, semplice e originale al tempo stesso. L’autore lo sviluppa senza indugiare sugli aspetti più morbosi e senza eccedere in effetti speciali, ma con una scrittura piana e attenta che ci fa partecipare a questa nuova imprevista avventura umana che rimette in discussione le nostre certezze sulla vita e sulla morte.
Riporto l’estratto di un dialogo tra Serafino, il primo rinato, e Maria, la donna incinta del protagonista del romanzo:
- Cioé, adesso lei é vivo, ma prima era morto. Ora é tornato.
- E che differenza ci sarebbe?
- Come che differenza c’é? Che lei é rinato. E’ risorto. Ha mai sentito parlare di resurrezione? Okay, lasci stare. Lo sapevo che mi prendeva per pazza.
Il vecchio la fisso’ negli occhi. Maria resse lo sguardo.
- In effetti, é da un po’ che mi sento strano. Pero’, scusi, mi faccia capire, lei crede di essere normale con quel pancione?
- Che cos’ha di tanto strano, scusi?
- Ci vive dentro un’altra persona, si rende conto? E’ abitato. E’ che ci si adatta a tutto, anche ai prodigi. Mi riferisco alla vita, non alla morte.
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Era meglio se non tornavano
Devo ammetterlo, avevo grandi aspettative per questo libro, poi però mi ha deluso.
La trama di base è parecchio interessante, ma il gergo utilizzato ed il finale mi hanno letteralmente fatto cadere le braccia.
Partiamo con ordine.
La storia è ambientata ai giorni nostri.
Adriano Karaianni, un medico, sta aspettando un figlio dalla sua compagna Maria. Un giorno andando al supermercato scopre il primo rinato.
Le cose fin qui procedono tranquillamente, con il passare del tempo però altri morti torneranno alla vita, non come zombi, ma uguali ai vivi solo più affamati.
È iniziata una vera e propria Apocalisse, la Terra riuscirà ad ospitarli tutti?
I vivi riusciranno a convivere con i rinati?
Questo non lo svelo!
Inizialmente lo scrittore era riuscito a catturare la mia attenzione facendomi scorrere veloci le pagine poi però le varie parolacce hanno scemato il mio entusiasmo.
Anche se avevo perso interesse a continuare ho deciso di terminarlo e la fine mi ha lasciato ancor di più l’amaro in bocca.
Cosa posso aggiungere? L’idea di base era buona, sembrava quasi il viaggio inverso fatto da Dante, i morti che tornano dai vivi.
Peccato però che l’autore si sia basato troppo sulle parole volgari e che il finale non abbia molto senso.