Una vita
Letteratura italiana
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Un inetto
.... “È la gente che fa triste i luoghi. “...
Alfonso Nitti, impiegato di banca con un lavoro anonimo, vive la propria inettitudine non per mancanza di voglia, ma di capacità, pervaso da un difetto organico.
Ottenuto un avanzamento di grado che lo sottragga alla pura dimensione servile, realizza suo malgrado che si tratta di un aggravamento del carico di lavoro a dispetto della qualità’.
La sua stanchezza diviene nausea, imbevuto di un evidente malessere, e non gli resta che lo studio, rifugio e passione autentica, reazione allo svilimento del giorno, a quelle circostanze che lo hanno ...”condotto ad un estremo sognandone un altro”....
Ogni momento al di fuori dell’ ufficio lo dedicherà a lettura e scrittura, scrivendo poco ed in modo insoddisfacente, con uno stile ancora fragile, nella speranza di un miglioramento culturale a dispetto di un mondo che pare congiurargli contro ed imporgli quel triste lavoro.
Una vita, per il resto, vuota di avvenimenti, senza avere conosciuto la sensualità se non nella esaltazione del sentimento, l’ amore impeditogli da timidezza, dubbi ed esitazioni con qualche avventura interrotta rapidamente.
In realtà Alfonso non si sente infelice, ricompensato dalle ore di studio e dalla propria fame di gloria, eppure respira uno stato di noia e malattia, di grigiore e monotonia, solo la scrittura donandogli il coraggio di vivere.
L’ amore assume i tratti di Annetta, simbolo della freddezza aristocratica dei Maller, suoi datori di lavoro, desiderio incolmabile ed ideale assoluto, mentre tutte le altre donne non esistono, ma, non sapendo se è da lei riamato o solo deriso, realizza in codesta impossibilità relazionale l’ assenza di uno scopo di vita.
Annetta, per contro, crede che lui sia dotato di idee elevate ed interessanti ma che non sa tradurle in un romanzo, quello che i due si accingono a scrivere insieme.
Alfonso continuerà a nutrire dubbi sul futuro e che un amore siffatto, il prodotto ...” della necessità e della rassegnazione “..., quando sboccia può solo morire rapidamente.
Ed allora è colto da un desiderio di fuga, pur in circostanze drammatiche, al capezzale della madre morente, senza alcun rimorso e rimpianto.
In realtà lui ed Annetta non hanno mai avuto nulla in comune, se non una certezza impossibile, lei così piena di se’, presa dal desiderio di piacere, vana e sensuale.
Il cervello di Alfonso trova riposo nella malattia, il pensiero è quello di un uomo nuovo che pare diverso, l’ altro, il seduttore, un ragazzo malaticcio con il quale oggi non condividere nulla.
Quella che parrebbe una fuga da una donna che lo vorrebbe tutto per se’, lo riporta per contro al proprio impiego in banca, atto doveroso, stato di quiete e rinuncia, svincolandosi da sogni di grandezza e ricchezza per mantenere lo status quo, dimentico dell’ amore perduto e dimenticato da tutti.
La tranquillità della propria coscienza parrebbe sinonimo di felicità, oltre ogni gioia e dolore, ma la contraddizione tra azione e teoria riporta lo sconforto di sempre.
Ritorna l’ impossibilità di vivere ed amare, quella vita dolorosa ed intollerabile per un’ anima che non conosce pace.
Ed in questo istante prende forma un’ idea atroce che metta a tacere odi e sospetti, restituendogli la dignità perduta, riscatto quantomai necessario per riprendersi gli affetti più cari.
Esordio letterario dell’ autore triestino, “ Una vita “, che avrebbe dovuto portare il titolo di “ Un inetto “, anticipa alcuni temi di “ Senilità “, pur con esiti diversi e minore definizione, gradevolezza, unicità, completezza.
L’incertezza regna sovrana, attimi ripetuti, un reiterato desiderio definente ancora senza definizione, eventi solo in parte figli del reale, un io fragile, scosso, dubbioso, un senso personale che ogni volta cede ad un’ abulia del presente inserita in un sentimento borghese di fondo ma che si esprime in una reiterata guerra con se’ stessi ed il mondo.
La frustrazione di Alfonso è un braccio di ferro con il proprio io, tra aspettative e certezze che non conducono in alcun dove.
Una visione tormentata e distorta, uno stato di sofferenza per l’ impossibilità di vivere ed amare, ma, incredibilmente, fino ad un certo punto, la sola possibilità di vita.
Eppure la calma apparente dell’ ovvio sarebbe un fardello troppo pesante per un completo riscatto ed un senso, strascico di un ideale d’ amore pregresso nel monotono ed intollerabile grigiore dell’oggi.
Indicazioni utili
Cinquanta sfumature di grigio
Il protagonista è un grigio impiegato di banca, di fatto un personaggio molto frustrato e decisamente inetto, timido e remissivo. Consuma i suoi giorni tra il desiderio di affermazione e la coscienza della propria inadeguatezza, ma è anche capace di scatti aggressivi e vendicativi che mi ricordano una davvero brutta persona che mi è capitato di incrociare nella vita. E’ un piccolo uomo guidato da piccole ambizioni. Il colore dominante della lettura è il grigio. La cornice del tutto è la mediocrità. Lo stile è rappresentativo di altri tempi. Il ritmo lento, soprattutto nella parte centrale. Il grigiore invece è fin troppo attuale e tratto comune ai tempi moderni.