Piccolo mondo antico
Letteratura italiana
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Recensione della Redazione QLibri
Piccolo mondo antico
L'aria fredda ed umida del lago di Lugano sembra avvolgere la mente del lettore, quasi incatenandolo alle vicende di questo piccolo mondo, fatto di uomini e donne che vivono, amano, soffrono, subendo gli echi della storia, alcuni ignari di ciò che accade, altri protagonisti, altri ancora fieri della propria meschina vita fatta di avidità di cuore e di denari.
Fogazzaro unisce molti elementi narrativi in questo denso romanzo, la componente storica pur rimanendo sullo sfondo fa da tessuto connnettivo di tutta la vicenda, il canovaccio su cui si stende la trama che prende vita a partire dai personaggi così ben delineati da sembrare vivi.
Ognuno di essi nell'intreccio delle loro vite non assume mai atteggiamenti non in linea con la personalità che Fogazzaro ha voluto disegnare loro addosso e allora ecco che la donna voluta come protagonista, Luisa Rigey, è moderna e forte, pronta a difendere ad ogni costo le proprie idee.
Luisa ha un carattere fiero, è intelligente, ha un modo del tutto personale di credere in Dio, la sua fede, però, non è lineare, non è indottrinata dalla Chiesa, crede, ma lo fa a modo suo e non capisce il marito che invece ne possiede una cieca, così come la madre.
I due ragazzi contraggono un matrimonio di manzoniana memoria; come Renzo e Lucia decidono di sposarsi nottetempo, col favore delle tenebre, nascosti da tutto e da tutti, ma Franco Maironi a differenza di Renzo deve combattere contro la nonna, ricca e nobile che non vede di buon occhio questo matrimonio tra un nobile e una borghese.
Le vicende che da qui si susseguono disegnano una trama fatta di tragedie e di cattiverie, di menzogne, di atti vili e spregevoli, ma a risaltare e a rimanere impressi nella mente sono i personaggi, che non sono mai descritti nel fisico, ma solo nel carattere e in modo sapiente l'autore riesce a far penetrare le loro sensazioni sotto la pelle del lettore soprattutto nelle fasi più drammatiche.
Luisa e Franco, l'amato zio Piero, l'odiata Marchesa Orsola, la dolce Maria interagiscono tra di loro in modo così semplice e naturale che pur essendo, la vicenda, ambientata in un passato remoto a noi lettori contemporanei sembra dimostrare l'univesalità dell'animo umano, come i rapporti tra le persone rimangano i medesimi attraverso il tempo e lo spazio, come le tragedie possano sconvolgere le menti più razionali e come la fede possa aiutare, più della ragione, più della fantasia, più della speranza ad affrontare il dolore più grande.
Non tutto il romanzo è a tinte scure, un barlume di speranza si intravede alla fine, anche se incombe, ancora una volta lo spettro della morte e della solitudine che sembra caratterizzare la vita della povera Luisa.
La sapiente penna di Fogazzaro riesce a fondere insieme molti elementi, rimanendo su quello che può essere definito un romanzo contemporaneo, pur risentendo in qualche modo del tempo; è senza dubbio necessaria una contestualizzazione storica per comprendere a pieno i pensieri dei personaggi.
Pur essendo il primo volume di una tetralogia risulta completo, per le vicende narrate e del tutto frubile anche come volume singolo.
La lettura è consigliata, soprattutto per come il personaggio di Luisa riesce a penetrare nella mente e a svegliare degli istinti che forse sembravano perduti!
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Ombre e aurora
"Piccolo mondo antico", capolavoro di Fogazzaro pubblicato nel 1895, contribuì, l'anno successivo, alla sua nomina a senatore (nomina convalidata, però, quattro anni più tardi perché il censo del Fogazzaro non era ancora quello stabilito dalla legge).
Il romanzo, che inizialmente avrebbe dovuto intitolarsi "Storia quieta", rimanda per alcuni aspetti ad un altro classico dell'Ottocento italiano, "I Promessi Sposi" (ambientazione in Lombardia, narrazione delle vicissitudini matrimoniali dei protagonisti, le loro vite che si intrecciano con le vicende storico-politiche di un'epoca precisa, ...).
Se con il Manzoni siamo nell'Italia del 1600 durante la dominazione spagnola, il Fogazzaro invece ci porta nel piccolo mondo della Valsolda (luogo di origine della madre, "patria dei suoi ricordi sereni e profondi") ai tempi del Risorgimento.
Mentre però Manzoni narra le vicissitudini che Renzo e Lucia affrontano per giungere, solo alla fine, al matrimonio (dando risalto a tanti altri sentimenti e meno all'amore tra i due protagonisti), Franco e Luisa si sposano, anche loro in segreto, già all'inizio del romanzo. Il Fogazzaro infatti si addentra quasi sin da subito nel tema dell'unione coniugale e delle sue difficoltà.
Franco è nobile, sognatore, impetuoso ma disposto al perdono, amante della natura e della musica, ha idee liberali ma è un idealista passivo; Luisa è intelligente, istruita, fiera, condivide gli ideali liberali del marito ma non è nobile né ricca, motivi questi per cui la nonna di lui, la "vecchia signora di marmo", l'arcigna e austriacante marchesa Maironi, disapprova il loro matrimonio.
Alla natura più oziosa e contemplativa di lui si contrappone quella più laboriosa e attiva di lei ma le differenze tra i due abbracciano anche la fede religiosa, qui fortemente messa in discussione.
Da un lato c'è la fede di Franco, fatta di credenze e precetti osservati in modo scrupoloso ma passivo, lui "credeva fervidamente nella vita futura ma di fatto si attaccava con passione a tutto ciò che la vita terrena ha di bello, di buono e di onestamente piacevole". Luisa, invece, non ha "mai potuto veramente sentire, per quanto mi sforzassi, questo amore di un Essere invisibile e incomprensibile, non ho mai potuto capire il frutto di costringer la mia ragione ad accettare cose che non intende"; lei è animata piuttosto da un concreto spirito di verità e giustizia che deve, però, realizzarsi nella vita terrena.
Questa profonda differenza si riflette sull'educazione di Maria, la loro bambina: "Poi ell'aveva in cuore una Maria futura probabilmente diversa da quella che aveva in cuore Franco. Anche per questo non le poteva rincrescere di aver un predominio morale sulla figliuola. Vedeva il pericolo che Franco favorisse uno sviluppo troppo forte del sentimento religioso... occorreva che Maria, fatta donna, sapesse trovare il perno della propria vita in un senso morale sicuro e forte per sé... Serbar fede al Giusto, al Vero, fuor di qualsiasi altra fede"; Franco invece teme che Luisa educhi la figlia secondo le sue idee.
Anche il testamento di cui Franco è beneficiario, e che proverebbe che la nonna gli ha usurpato l'eredità, è motivo di dissidio tra i due. Lui, mosso da un senso di carità e da affetto verso la nonna, non vuole servirsene perché ciò la disonorerebbe; Luisa invece vorrebbe che fosse eseguito per il solo amore della giustizia.
Ne viene fuori il contrasto tra due anime che, nonostante l'amore e il matrimonio, non hanno ancora raggiunto un'unione totalizzante perché profondamente diverse, uguali solo nella presunzione di ognuna nel sentirsi superiore all'altra e nell'orgoglio che nessuna delle due riconosce a sé ma vede nell'altra.
Le stringenti difficoltà economiche della famiglia, aggravate dal licenziamento del magnanimo e pacato zio Piero (per lui il Fogazzaro si è ispirato a suo zio materno Pietro Barrera da cui nei primi anni di matrimonio ricevette aiuto morale ed economico), inducono Franco a cercare lavoro a Torino.
Il dramma della morte precoce della piccola Maria, unica gioia dello zio Piero, acuisce la distanza tra i due. Per Franco questo dolore è un altro momento di crescita, inizialmente protagonista debole e inetto, lo vediamo trovare conforto proprio nella fede che gli dà la spinta per re-agire, servendo anche nell'azione i suoi ideali patriottici; Luisa, a dispetto della sua iniziale forza razionale e della sua lucida intelligenza, diventa fragile.
Alla vigilia della Seconda guerra di indipendenza alla quale parteciperà Franco (nella cui figura l'autore ricorda il padre che, antiaustriaco, prese parte ai moti del 1848), sull'isola Bella avviene, dopo anni, l'incontro pacificatore tra i due, segnato da un lato dalla morte dello zio Piero, a simboleggiare la fine del mondo antico, e dall'altro dalla consapevolezza di Luisa di essere madre per la seconda volta come a sancire un nuovo inizio.
Alcuni particolari momenti narrativi (tra cui il ritorno a casa di Franco richiamato con urgenza per la sciagura di Maria e la morte della piccola), le descrizioni suggestive dei paesaggi, la possibilità di riconoscersi, ancora oggi, nelle vicende e nei sentimenti di Luisa e Franco (finanche di altri protagonisti, pur minori, di cui si percepiscono pregi e difetti che li fanno amare e odiare contemporaneamente), l'uso del dialetto (che mi trasmette un personaggio come più vero e familiare), mi hanno fatto apprezzare questo romanzo più di quello manzoniano.
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Quel ramo del lago di Lugano
Che cosa dire, o scrivere, a proposito di un grande classico che non sia già stato detto e scritto in precedenza? In verità, niente di nuovo, niente di fondamentale. E un grande classico “Piccolo mondo antico” lo è per davvero, al pari di tanti altri titoli forse più famosi e apprezzati. C'è voluto qualche decennio prima che mi decidessi a leggerlo e, considerato ciò che vi ho trovato, mi pento di averci messo così tanto tempo.
Pubblicato sul finire del XIX secolo, questo di Antonio Fogazzaro è un romanzo ricco di Storia e storie: la prima si concretizza nello sfondo delle guerre risorgimentali di metà Ottocento contro l'Austria, mentre le seconde sono incarnate dai tanti personaggi che ruotano intorno alla triste vicenda dei due protagonisti, Luisa e Franco, tutti funzionali, ognuno a suo modo, alla storia narrata, in molti casi presi a prestito da persone reali e ben conosciute dall'autore stesso, rintracciabili, sulla base del suo epistolario, nella cerchia familiare e in quella delle amicizie più prossime. Anche i luoghi descritti in queste pagine – le sponde lombarde del lago di Lugano, con la Valsolda e Porlezza – erano particolarmente familiari al Fogazzaro, che fin dall'infanzia soggiornava spesso nella villa della famiglia materna nel borgo di Oria.
E poi, forse principale protagonista in assoluto, c'è il Lago, con il suo ineguagliabile fascino, la “breva” fredda, le atmosfere cariche di nebbia e malinconia; un lago che non è soltanto quello lungo il confine svizzero, le cui acque vedranno compiersi il dramma dei coniugi Maironi, ma anche quello Maggiore, in territorio piemontese, che farà da magnifico scenario all'epilogo carico di morte e di vita.
Questo e molto altro ancora si rivela “Piccolo Mondo antico”, romanzo di grande intensità al quale non assegno per poco le cinque stelle piene; malgrado la lentezza dei primi capitoli che all'inizio fanno un po' arrancare nella lettura, da un certo punto in poi (per l'esattezza, dalla celebrazione furtiva del matrimonio tra i due giovani innamorati osteggiati dall'austricante marchesa) la trama diventa coinvolgente e appassionante, soprattutto negli accesi confronti tra Franco e Luisa; il personaggio di quest'ultima, a mio parere, è ottimamente caratterizzato, il più bello in assoluto, e la sua personale visione della religione, scevra di bigottismo, stupisce non poco alla luce del periodo storico in questione, nonché anzitutto del suo essere donna. Ci sarebbe da soffermarsi pure sul personaggio dello zio Piero e su alcuni minori, tra cui la signora Pasotti, la povera Barborin, che si finisce per amare, così come da discorrere di questioni relative al dialetto, neh, che ben si fa spazio nella scrittura fogazzariana, o al patriottismo ottocentesco che sognava un'Italia finalmente libera dal giogo straniero, ma sarebbe impresa ardua e inutile. Occorre dunque leggere il libro, lasciarsi catturare dalla vicenda, dall'amore, dal dolore, dalle acque ammalianti del Lago, assaporando ogni istante di quel piccolo mondo antico che non tornerà più.
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Franco, Luisa e Ombretta
Quanto romanzo scritto da Antonio Fogazzaro, PICCOLO MONDO ANTICO è considerato il suo capolavoro.
È un romanzo molto particolare del 1895, con il lago di Lugano come ambientazione. Franco e Luisa si innamorano, ma la nonna di lui si oppone, a causa della condizione plebea della ragazza. Per questo motivo, la nonna, una marchesa, minaccia il nipote di non lasciargli l’eredità se deciderà di sposarla. Franco, aiutato dallo zio Piero, organizza un matrimonio segreto. Scoperto tutto, la nonna disereda il nipote, anche se non avrebbe potuto, visto che il marito aveva dichiarato Franco erede universale. Franco lo scopre ma rinuncia a tutto non rivelando niente a Luisa
Il matrimonio di Franco e Luisa procede tra varie difficoltà economiche. Solo lo zio Piero li aiuta, e concede loro di vivere nella sua casa di vacanza, dove nasce la loro bambina, Maria, che sarà soprannominata “Ombretta”. I due, però, spesso sono in disaccordo perché hanno caratteri profondamente diversi. Franco è passionale, idealista e ottimista. Luisa, invece, è riflessiva, cupa e crede nella giustizia divina. Man mano che le vicende procedono Luisa perde progressivamente la sua fede in Dio.
Luisa, scoperta la verità sul testamento nascosto, vorrebbe servirsene, ma Franco è contrario.
Quando Franco è lontano da casa ed anche Luisa lascia incustodita la figlia per andare a sfidare la marchesa, avviene la tragedia. Ombretta annega nel lago.
Luisa si sente responsabile e crede di non amare più Franco, poiché è troppo addolorata dalla perdita di Ombretta. Perde definitivamente la fede in Dio e si avvicina allo spiritismo nel tentativo di rievocare la figlia perduta.
Franco non riesce a comprendere e ad aiutare il mutismo della moglie. Dopo questa tragedia, anche la marchesa, avendo paura della dannazione eterna, cambia improvvisamente opinione e vorrebbe risarcire il nipote Franco, che rifiuta.
Luisa non crede di poter più trovare l’amore dentro di sé, ma capisce che è suo dovere andare da Franco che l’ama ancora. Lo stare insieme, dopo un lungo periodo, aiuta entrambi a superare la tragedia vissuta e a riscoprire il sentimento che li ha uniti.
Questa brevemente è la storia nota di questo romanzo di fine Ottocento, studiato anche a scuola.
Fogazzaro descrive con dovizia di particolari il piccolo comune di Valsolda, affacciato sul lago di Lugano, che possiede riferimenti autobiografici. Non mancano descrizioni dettagliate e vivide, tanto da immaginare i luoghi come se si stesse osservando un dipinto.
I personaggi non sono propriamente simpatici, ma forse è questo lo scopo di Fogazzaro che ha saputo descriverli bene nella loro negatività.
Luisa è un bel personaggio, molto profondo, una donna con molti pensieri, profonde opinioni ed un forte raziocinio. È un personaggio femminile dinamico. Purtroppo è stata spezzata dal dolore per la perdita della figlia e, come è ovvio immaginare, è regredita psicologicamente e intellettualmente, prima di recuperare nuovamente lucidità alla fine del romanzo.
Franco, al contrario, è veramente un personaggio “insipido”, dall’inizio alla fine. Ha suscitato la mia irritazione in più momenti del romanzo. Come unico punto di forza ha l’amore per la moglie.
A conclusione romanzo, resta il perché, ahimè già noto, su cosa accadrà a Luisa.
Non è semplice lasciarsi coinvolgere da un romanzo di cui si conosce già la trama e il seguito.
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Alcune cose è meglio che restino antiche
Non è facile recensire un capolavoro classico andando contro il giudizio generale, ma tenterò di dare le mie motivazioni e di giustificare una delusione che, nel panorama delle opere del nostro passato che spesso riescono ad affascinarci proprio perchè antiche ma attuali, mi ha impedito addirittura di portare a termine la lettura. Lo farò però sottolineando due premesse fondamentali: non provo alcun interesse per i voti negativi, che sicuramente attireranno i più accaniti sostenitori del maestro Fogazzaro, e ho intenzione di continuare a definire quest'opera un "capolavoro" per il percorso che essa ha compiuto e per rispettare l'aura di saggezza e austerità che un romanzo del genere può suscitare anche solo di nomea. Praticamente sto dicendo che a me l'opera non è piaciuta per niente e non la consiglierei neanche se fosse stata scritta nella preistoria, ma che sono consapevole del suo valore.
Detto ciò, tenterò di esprimere il mio malcontento analizzando l'opera in maniera anacronistica, brevemente, nel suo valore letterario e non storico, come un romanzo e non come una preziosa eredità. Ce ne sono a tonnellate di opere che, parliamoci chiaro, affrontano gli stessi problemi e lanciano le stesse invettive, con dialetti o lingue arcaiche, con personaggi del popolo o della corte, in mille modi diversi, e lo fanno molto meglio, inglobando un piacere di lettura che va ben oltre il semplice "ha una trama profonda e l'hanno scritto molto tempo fa, quando era difficile tirare avanti, quindi deve essere per forza bello".
A me il capolavoro non è piaciuto perchè è intriso in una pesantezza di lettura che ho trovato in pochi classici. Si fa fatica ad affezionarsi ai personaggi, pur con le vicissitudini che dovrebbero umanizzarli all'estremo, e a sopportare le continue descrizioni di qualsiasi cosa, dall'ambiente ad un oggetto particolare, neanche ci si trovasse dinnanzi ad un'enciclopedia culturale. L'ambiguità di questa tecnica che, sia ben chiaro, esula del tutto il dialetto lombardo e spesso incomprensibile dell'opera, che non può e non deve essere considerato come un limite, bensì come un valore aggiunto, è data da una continua focalizzazione sugli elementi che in un futuro prossimo sarebbero diventati inusuali all'interno di un'opera però che fa di tutto per rimanere fedele alle origini e alla contemporaneità del suo periodo di realizzazione.
Per quanto riguarda la trama, non c'è molto da dire su quest'ultima essendo essa caratterizzata da un intreccio tanto complesso quanto scontato, da un'accozzaglia di pesantissime invettive e tragedie adagiate su un'oceano di fondo che grida ad ogni pagina "scatenatemi, così il romanzo diventa bello e commovente!". Non ho riscontrato in tutta l'opera uno solo dei celebri fil rouge dell'epoca Manzoniana o Leopardiana, nè i pretesti tragicomici dell'arte greca o latina, le restituzioni letterarie di Pirandello o le morali più o meno esplicite di altri autori meno noti. Non ho trovato altro che un mattone pieno di discussioni, belle parole e un'accozzaglia di catastrofi per giustificare la forza di volontà dell'essere umano, peraltro integrata in personaggi poco sostenibili, e in maniera tanto banale quanto inconsistente.
Molti autori hanno fatto questo e tanto altro in opere ben più corte, e ci sono riusciti anche in formati diversi, basti pensare alla Storia di una Capinera.
Concludo la recensione, senza dilungarmi troppo per rispetto ad un capolavoro da me forse incompreso, come ho specificato nell'incipit di questo breve commento, aggiungendo che quantomeno, alla vigilia della nascita del '900, l'opera riesce ad essere pericolosamente attuale anche nell'immediato futuro, perdendo così forse un valore di unicità che le guerre umane hanno spazzato via.
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Piccolo mondo antico - commento con racconto
“Soffiava sul lago una breva fredda, infuriata di voler cacciare le nubi grigie, pesanti sui cucuzzoli scuri delle montagne.
Infatti, quando i Pasotti, scendendo da Albogasio Superiore, arrivarono a Casarico non pioveva ancora”.
“Piccolo mondo antico” non è un romanzo: è un monumento.
Paragonabile ai “Promessi Sposi” (ove però “non tirava un alito di vento. Il lago giaceva …”) per fascino, complessità di struttura e ricchezza di temi.
Vi è la storia d’amore tra Franco e Luisa, due personalità così diverse: uomo di fede, idealista e romantico lui; quasi atea, razionale, fredda e poi fragile e disperata lei.
Vi sono poi lo sfondo storico della seconda guerra d’indipendenza, l’ideologia e il patriottismo, il conflitto generazionale e dinastico con la Marchesa …
Anche i personaggi minori sono eccezionali: zio Piero, il Pasotti, il Gilardoni.
Il tutto è immerso nella nuova poetica modernista di Fogazzaro e nelle bellezze paesaggistiche della Valsolda, un comune composto da più frazioni: Oria, ove oggi si può ammirare la villa di Fogazzaro, Albogasio, San Mamete … Insediamenti strozzati sulla riva del Ceresio, in zona di confine con la Svizzera; villaggi che si sviluppano in verticale sulla roccia dei monti rivieraschi.
Recentemente sono tornato in questi luoghi magici, passando dalla dogana di Lugano.
Ho ripercorso la “svoltina del Mainé” e indugiato al cimitero di Oria: perché, nei paesini di lago, i cimiteri sono collocati spesso in posizioni panoramiche e godono di una vista speciale.
“Passato il cimitero, nel luogo che chiamano Mainè, incontrò Ismaele.
‘Dove la va, sciora Luisa, con sto temp?’
Luisa rispose che andava ad Albogasio e passò oltre. Dopo cento passi le venne in mente che non aveva avvertito la Veronica della sua partenza, che non le aveva detto di chiuder le finestre nella camera da letto e di badare a Maria. (…) Si sentì nel cuore un impulso a tornare indietro ma non c’era tempo. Il rombo del tuono era continuo, radi goccioloni battevano qua e là sul granoturco, colpi di vento stormivano per i gelsi, a intervalli, percorrendo i turbini …”
L’atmosfera prelude alla tragedia della piccola Maria: l’”Ombretta sdegnosa del Missipipì”.
Le suggestioni di questo romanzo-capolavoro sono davvero potenti. Senza pretese (se non quella di seguire i richiami del mio temperamento) io ho accolto queste suggestioni, le ho interpretate e distorte in un racconto, il secondo che trovate gratuitamente a questo link: http://nerocafe.net/wp-content/uploads/2012/05/DOC-raccolta1.pdf
Anche questo è un modo personale di commentare un romanzo che ti è entrato dentro. Non trovate?
Bruno Elpis
Nel mio sito, www.brunoelpis.it, come sempre riporto tutte le mie recensioni di Qlibri. Questa volta sono accompagnate dalle foto della Valsolda
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Lotta alla tirannia
Ragione contro sentimento. Liberalità contro dispotismo. Religiosità
contro ateismo. Aggiungete poi a questi amore,odio,orgoglio,follia,disperazione e vendetta e ottenete il capolavoro di Antonio Fogazzaro: Piccolo Mondo Antico.
Il romanzo ripercorre in un ampio arco temporale (1850-1859) le vicende del nobile Franco Maironi e di sua moglie “plebea” Luisa Rigey che fungono soltanto da cornice alla Lombardia asburgica che cova sotto le ceneri del '48 e che vuole, a suon di Viva Cavour e V.I.V.A.V.E.R.D.I, ribellarsi a quella odiosa Austria, rappresentata dalla fredda,dispotica, a tratti mostruosa marchesa Maironi che non ha accettato il matrimonio segreto di suo nipote Don Franco con una Rigey. Tra sotterfugi e segreti di questa corrotta donna dalla voce nasale, si sviluppano le peripezie e le tragedie di questa coppia, molto diversa e allo stesso tempo molto unita, che culminano drammaticamente. Ma loro non mollano e con loro neanche i liberali lombardi i quali, attraverso sotterfugi e nascondigli, stanno per far rinascere dalle ceneri quella fenice risorgimentale che è pronta a combattere con l'aquila asburgica in una grande battaglia che porterà l'Italia sotto il tricolore italiano.
Il romanzo non è solamente contraddistinto da dolore,lotte e vendette familiari ma presenta anche ironia e umorismo. Così nell'onirica e amena Val Sorda sulle rive del lago di Lugano rappresentata con favolose e nostalgiche descrizioni dall'autore, si muovono anche dei topoi dall'inequivocabile comicità: l'affettato Pasotti, soprannominato il “ bargnìf ”, il diavolo, oppure sua moglie sorda che sembra più una schiava che una consorte o ancora l'I.R. Ricevitore, chiamato “ el Biancòn” con la sua preferita similitudine, riguardante la politica che qui vi cito:
“La nostra grande monarchia austriaca pesca alla lenza. I due bocconi uniti sono la Lombardia e il Veneto, due bei bocconi tondi e sollecitanti,con del buon ferro dentro. La nostra monarchia li ha buttati là davanti a sé, in faccia alla tana di quel pesciatello sciocco ch'è il Piemonte. Egli ha abboccato nel '48 il boccone Lombardia, ma poi ha potuto sputarlo e cavarsela. Milano è il nostro sughero. Quando Milano si muove vuol dire che c'è sotto il pesciatello. L'anno scorso il sughero s'è mosso un pochino; il caro pesciatello non aveva fatto che fiutare il boccone. Aspettate, verrà un movimento grande, noi daremo il colpo, ci sarà un poco di strepito e di sbatacchiamento e lo tireremo su, il nostro pesciatello, non ce lo lasceremo scappare più, quel porcellino bianco,rosso e verde!”
L'unica pecca di questa opera è lo stile. Infatti l'autore per dare un'idea più realista alla vicenda fa parlare alcuni personaggi minori con il dialetto lombardo. Tuttavia, almeno nella mia edizione ma credo che ciò valga per tutte, non ci sono le note che aiutano e quindi alcuni discorsi non l'ho compresi o l'ho compresi poco.
Però questa è un'opera da non perdere assolutamente e da tenere nella propria libreria vicino al Gattopardo e ai Viceré.