Narrativa italiana Classici Il garofano rosso
 

Il garofano rosso Il garofano rosso

Il garofano rosso

Letteratura italiana

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Scritto negli anni Trenta, ma apparso in volume solo nel 1948 a causa della censura fascista, Il garofano rosso di Vittorini rappresenta uno dei più riusciti esempi di romanzo di formazione della letteratura italiana. Ambientato in Sicilia ai tempi del delitto Matteotti, il libro ha per protagonista Alessio Mainardi, un liceale inquieto e ribelle attratto dagli aspetti rivoluzionari e antiborghesi del primo fascismo. All'avventura politica, tuttavia, il giovane alterna ben presto quella sentimentale, dapprima intrecciando una relazione fugge volevo e ideale con la studentessa Giovanna, dalla, quale riceve, quale pegno d'amore, il simbolico e contesissimo garofano rosso, e in seguito impegnandosi in un rapporto concreto e sensuale con la misteriosa prostituta Zobeida. Da queste esperienze Alessio uscirà profondamente trasformato, e ciò lo porterà a compiere i primi incerti passi verso la maturità e la libertà interiore. Il garofano rosso è un'opera affascinante e suggestiva che racconta con linguaggio allo stesso tempo realistico e poetico le nobili e confuse aspirazioni di un'intera generazione di giovani.



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Il garofano rosso 2023-09-14 04:34:09 siti
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siti Opinione inserita da siti    14 Settembre, 2023
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Gioventù in cerca di sé

La prima puntata del “Garofano rosso” uscì nella rivista fiorentina “Solaria” nel febbraio del 1933, alla terza puntata il romanzo nascente causò il sequestro della rivista, le altre puntate apparvero solo dopo profonda revisione della censura fascista e la sua pubblicazione in volume, nonostante le revisioni apportate dallo stesso Vittorini per non incorrere nella censura, non fu permessa, con definitiva bocciatura nel 1938. Le ragioni della censura variavano dall’impossibilità di accreditare l'entusiasmo giovanile verso il movimento attraverso l’ammirazione per la violenza, ora che il movimento era diventato Stato legalitario, alla rappresentazione dell’eros e della donna. Caduto il fascismo, Mondadori volle pubblicarlo e Vittorini sentì la necessità di prendere le distanze- con una prefazione che in realtà compare come postfazione in questo volume- da questo risultato emendato e dallo stesso romanzo giovanile ampiamente superato dal suo capolavoro “Conversazione in Sicilia”, oltre che dalla stessa impossibilità di recuperarlo, senza doverlo riscrivere daccapo, come lo aveva pensato. Abbiamo quindi di fronte un libro particolare, per questa vicenda editoriale, e lo stesso giudizio che se ne può formulare, in termini di gradevolezza, è bene saperlo, potrebbe derivare proprio da questo substrato gestazionale.

Il romanzo racconta l’ingresso nell’età adulta del giovane Alessio Mainardi, sedicenne, liceale che si invaghisce di una compagna del classico, più grande di lui, Giovanna, la quale gli offre un bacio furtivo e un garofano rosso, pegno di interesse amoroso, per poi rinnegare il tutto per interposta persona, come di un gesto senza valore. Il ragazzo, attratto nel frattempo dalle violenze del nascente movimento fascista, vorrebbe partecipare alla marcia su Roma, e al ritorno dei compagni più grandi, riesce a inserirsi nelle azioni violente che animano Siracusa, aggravando sempre di più la sua situazione scolastica già precaria. Viene bocciato e torna dalla sua famiglia, in provincia, per trascorrere l’estate e studiare. Ha un amico più grande, Tarquinio, che lo affascina e che sente come un rivale, corrisponderà con lui durante la sua assenza e sarà proprio lui, al suo rientro in città, a introdurlo nel meraviglioso mondo della prostituta e donna di malaffare in senso lato, Zobeida, che lo accoglierà non come semplice cliente. Lui vivrà la sua iniziazione sessuale e il suo ingresso nella vita.

Il romanzo è gradevole, interessante nella rappresentazione della gioventù agli esordi del fascismo, lo stesso Vittorini ci mette in guardia dagli aspetti più inverosimili della narrazione e da certe ingenuità che lui attribuisce alla sua giovane età, aveva venticinque anni quando lo scrisse, soprattutto nell’assumere un punto di vista di un borghese liceale, lui che aveva studiato in un tecnico e che veniva dalla classe operaia o contadina. Ad ogni modo, anche se non ha valore documentario, esso riflette illusioni e tensioni tipiche dell’esordio della dittatura ed è per questo aspetto interessante, come per la rappresentazione del mondo familiare e delle sue dinamiche.

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