Narrativa italiana Classici I vecchi e i giovani
 

I vecchi e i giovani I vecchi e i giovani

I vecchi e i giovani

Letteratura italiana

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Dopo lo scandalo della Banca Romana e la repressione nel sangue dei Fasci siciliani, Pirandello scrive il suo unico romanzo storico, doloroso omaggio alla "sicilianitudine", ma soprattutto congedo dall'epopea di Garibaldi, dal Risorgimento e dai sogni della sua giovinezza. Ad animare le vicende del romanzo, che rappresenta l'opera più vasta e complessa di Pirandello, sono aristocratici ancora borbonici, nuovi borghesi arrivisti, plebi inquiete: tutti finiranno trascinati nella polvere.



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I vecchi e i giovani 2018-03-08 09:35:01 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    08 Marzo, 2018
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Il tempo passa e poco cambia

Un classico della letteratura di cui si è già detto tutto. Aggiungo solo che leggendolo in periodo di campagna elettorale l ho trovato molto attuale. Certo la prosa di Pirandello è quella di un secolo fa. Certo i dialoghi sono tutt altro rispetto a quelli che sentiremo oggi. Però con i dovuti aggiustamenti questo romanzo avrebbe potuto essere stato scritto molto più di recente. La storia è quella della Sicilia del dopo unità d Italia. Le elezioni sono alle porte e tutti ci vedono qualcosa di diverso. Chi si aspetta un posto al sole. Chi vorrebbe tornare al passato. E in mezzo a tutto questo la vita continua
Chi si sposa, chi soffre, chi impazzisce, chi vince e chi perde.

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I vecchi e i giovani 2016-10-12 13:55:36 GPC36
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GPC36 Opinione inserita da GPC36    12 Ottobre, 2016
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Le radici dell’oggi nella Sicilia di ieri

Sorprende questo romanzo storico e sociale di Pirandello così lontano dalle sue tematiche preferite e dal suo stile narrativo. Sorprende anche che non abbia la notorietà che avrebbe meritato sia per le vicende che narra che per lo scorcio della storia e della società siciliana e italiana in un’epoca apparentemente lontana, ma che si riflette sulla storia successiva del nostro Paese.
Con maestria da grande scrittore di teatro Pirandello muove una folla di personaggi che compongono un quadro drammatico, in cui nessuno è realmente eroe o figura principale, ma dando per ognuno una descrizione incisiva ed introspettiva, anche se limitata a rapide pennellate per i personaggi minori. Tra queste figure alcune spiccano, fissandosi nella memoria: il principe Ippolito Laurentano, ben diverso dal Gattopardo di Tommasi da Lampedusa, poiché rifiuta il nuovo corso storico e si chiude sdegnosamente nel suo feudo, con una piccola guarnigione in divisa borbonica; il figlio Gerlando con cui ha un rapporto antagonistico, perché questo sente le ansie e le insoddisfazioni della nuova generazione e si schiera a favore del movimento dei Fasci siciliani, pur se con spirito critico; il deputato Ignazio Capolino, simbolo della nuova classe politica preoccupata solo della propria carriera; il garibaldino Mauro Mortara.
Al fratello del principe, don Cosmo, una figura che può rientrare nella serie dei “folli” presenti nell'opera dello scrittore siciliano, viene affidata la conclusione del romanzo in cui si ritrova la tematica rigorosamente pirandelliana dell’«io diviso»
“Una cosa è triste, cari miei: aver capito il gioco! Dico il gioco di questo demoniaccio beffardo che ciascuno di noi ha dentro e che si spassa a rappresentarci di fuori, come realtà, ciò che poco dopo egli stesso ci scopre come una nostra illusione, deridendoci degli affanni che per essa ci siamo dati, e deridendoci anche del non averci saputo illudere, poiché fuori di queste illusioni non c'è più altra realtà... “
Non è certo pessimistico il duro giudizio critico di Pirandello nei confronti di un periodo storico, ma è un’impietosa analisi delle tensioni e delle situazioni di crisi e di conflitto che nel 1893 hanno segnato la storia italiana e siciliana. Lo scandalo della Banca Romana aveva minato la fiducia della popolazione nelle istituzioni, dimostrando come le fiammate del Risorgimento si fossero spente in una fangosa realtà politica, dominata da affaristi ed intrallazzatori, svuotandone le tensioni ideali. La realtà della Sicilia postunitaria aveva generato profonde delusioni in chi, partecipando spesso a caro prezzo alla battaglia garibaldina, dalla nuova realtà politica si attendeva (o si illudeva di poter avere) profondi cambiamenti, mentre doveva assistere all'intristirsi di un sogno deluso. I conflitti sociali, portati dall’azione dei Fasci Siciliani a violente manifestazioni di piazza, venivano repressi con assurda brutalità dal governo, incapace di coglierne le motivazioni.
Trasversale a tutto questo un conflitto tra generazioni, tra i vecchi che erano stati gli interpreti di un’azione gloriosa, ma che avevano poi consentito il crollo delle tensioni risorgimentali, ed i giovani bloccati nell’inazione di “un’età sterile, come tutte quelle che succedono ad un tempo di straordinario rigoglio”; il contrasto tra il “fare” della precedente generazione e il “dire” in cui la nuova si sentiva costretta.
Una storia che letta a distanza di un secolo consente di cogliere come, apparentemente soffocate le tensioni sociali e politiche, queste abbiano covato sotto la cenere per infiammarsi a distanza di pochi anni, quanto il desiderio di “fare” sboccherà nell'interventismo e poi nel fascismo, che usurpò il simbolo dei Fasci siciliani, nati su posizioni antitetiche. Così la delusione per i risultati del processo unitario avrebbe alimentato i movimenti autonomisti e la crescita della mafia come stato nello stato.
Uno stile inappuntabile, di affascinante classicità, fa di questo romanzo un libro da non farsi mancare se si ama immergersi nella storia del Paese.

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I vecchi e i giovani 2014-06-12 21:46:32 silvia t
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silvia t Opinione inserita da silvia t    12 Giugno, 2014
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I vecchi e i giovani

Il Pirandello di quest'opera è il meno conosciuto, quello meno ironico e più malinconico, ma forse il più concreto, il più completo.
Non ci si imbatte tra queste pagine nei personaggi tipici pirandelliani, sempre sopra le righe, sempre indimenticabili, ma in una miriade di uomini e donne che quasi si confondono creando un brulicare di immagini che danno vita alla realtà di allora, riproducendo l'atmosfera di un mondo che cambia e che vuol cambiare.
Quello che maggiormente si riesce a cogliere, al di là dello stile sempre perfetto, il lessico ricercato, ma semplice, il periodare che da ritmo alle vicende, è una sorta di attualità, un richiamo ai nostri giorni, quella continua voglia di cambiare, la giovinezza fatta di entusiasmo, di capacità visionaria, di ricerca di giustizia e di benessere, giovinezza che piano piano si esaurisce e diviene vecchiaia lasciando il posto ad altra giovinezza, simile, ma non uguale che non comprende più, che non accetta più i valori e gli ideali di allora e questi non riescono più ad avere la spinta propulsiva necessaria a rendere reale quel sogno, quell'ideale.
Così in una rincorsa fatta di tempo che scorre, si finisce per riflettere su tutto quello che in realtà non cambia, ma rimane uguale, tutto quello che poteva essere, ma non sarà.
Attraverso personaggi meno incisivi del solito presi singolarmente, ma molto efficaci se letti in modo corale si descrive un'epoca con le sue contraddizioni ed è necessario trascendere dal contesto per cogliere la classicità dell'opera che può adattarsi a qualunque tempo, perché pur raccontando fatti reali descrive l'umanità con le sue debolezze e le sue contraddizioni.
Un romanzo a tutti gli effetti, un classico che riesce a lasciare un segno descrivendo la propria contemporaneità, in cui si possono trovare vari piani di lettura: quello sociologico, quello storico, quello narrativo, ma anche quello tanto caro al suo autore, quello psicologico, infatti da alcuni stralci si può cogliere quell'io diviso dell'uomo moderno, quelle anime che riescono a convivere in un solo corpo che saranno il tema principale delle opere più importanti.
Lettura consigliata, anche solo per cogliere un Pirandello più malinconico.

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