La voce del destino
Letteratura italiana
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Il dolore dei ricordi
Lungo, lunghissimo (pure troppo…) viaggio tra le pieghe della storia, attraverso i ricordi di una vecchia signora, Luce, col fascino di un’antica indovina, che si rivela via via la depositaria della storia segreta del dopoguerra. Nel suo racconto di una vita ci apre una finestra attraverso cui conosciamo lei, i suoi affetti e tanti, davvero troppi, avvenimenti storici che hanno accompagnato la sua vita, sullo sfondo, in primo o in secondo piano e che infarciscono questo romanzo, creando anche un po’ di confusione. Per me è stata una lettura sbilanciata, ma considerate che il mio è il punto di vista di un lettore che non ama tanto i romanzi storici. Personalmente ho apprezzato più il lato umano della storia, ovvero il racconto dell’amicizia fra Luce e Eva, le cattiverie di Glauco, la filosofia di vita dei clochard, la “tripa” ovvero il cuore del sigaro cubano, che è ciò che più mi resta tra le dita di queste pagine. Avrei preferito che la parte storica fosse più leggera, più sfibrata e soprattutto che comunque venisse meglio caratterizzato il personaggio di Evita Peròn, giusto per capire perché è rimasta così tanto nel cuore degli argentini da essere considerata il capo spirituale della nazione di quel periodo. Lo stile è piacevole, ma non è un libro che si lascia leggere velocemente.
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Chiari e scuri
Si legge molto velocemente perchè Buticchi è chiaramente un maestro nell'arte di incatenare il lettore alle sue storie. Trovo però, nonostante i buoni fondamenti storici, che sia troppo "costruito" rendendolo a volte eccessivamente incredibile anche per un libro di avventure. Personalmente avrei gradito che Buticchi avesse intramezzato il suo originale (anche troppo!) intreccio con descrizioni psicologiche più approfondite dei suoi personaggi. A grande merito dell'opera bisogna dire che non si vede l'ora di sapere come va a finire e ciò è indubbiamente un punto di grandissima forza per l'autore.
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LA VOCE DEL DESTINO
Chi valuta l’acquisto di questo libro basandosi solamente sulla trama riportata sulla seconda di copertina, come molte volte accade, potrebbe non essere favorevolmente colpito, in quanto non riesce a stimolare a sufficienza la curiosità del potenziale acquirente.
Anch’io inizialmente ero caduto in questo errore, ma poi ricordandomi quanto mi era piaciuto il precedente titolo di questo autore: “Il respiro del deserto”; ho subito rimediato alla mia svista.
Siamo di fronte ad un romanzo con un’anima storica, travestito da libro d’avventura, questo grazie al grande talento di Marco Buticchi, cha ha saputo mixare questi due generi.
“La voce del destino” è una di quelle letture che stimola all’approfondimento, in maniera quasi naturale. Spesso ho interrotto la lettura per documentarmi su Internet su quanto appena letto, per trovare riscontri oggettivi. Il periodo storico in cui è ambientata la storia parte subito dopo la fine della seconda guerra mondiale e arriva fino quasi ai giorni nostri. Vengono riproposti alcuni fra i più grandi misteri della storia contemporanea del nostro paese, ma anche di paesi come l’Argentina. La cosa sorprendente è la maniera in cui Buticchi è riuscito a far interagire questi avvenimenti storici con la “sua” storia ed i “suoi” personaggi, adattandoli in modo perfetto a tutto il contesto, come un’ abile sarto alla prese con un vestito su misura.
Per fare questo ha dovuto sacrificare i “suoi” soliti personaggi, Oswald e Sara Breil, ad un ruolo più marginale, per dare maggiore risalto e spazio alla storia vera e propria. Durante la lettura di questo libro ci si dimentica spesso di leggere un libro d’avventura e ci si lascia trasportare dalle vicende raccontare in una sorta spy-story, ricostruita in modo molto semplice e personale, ma molto vicino alla realtà dei fatti.
La parte finale del libro appartiene invece al genere classico del romanzo d’avventura, con il solito super-eroe che grazie ad una fortuna incredibile riuscirà a risolvere situazioni impossibili. Questa è forse la parte che mi ha convinto di meno, ma forse perché sono rimasto troppo affascinato da tutto il resto del romanzo
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"La voce del destino" di M. Buticchi - Commento di
I romanzi di Marco Buticchi sono tutti “long seller” di Longanesi, nella collana “I maestri dell’avventura”. Con “La voce del destino”, l’autore è risultato finalista sia al Premio Salgari sia al Bancarella.
Attorno alle vicissitudini di Luce De Bartolo, cantante lirica che conosce il successo internazionale, prima amica di Eva Duarte (che poi diverrà Evita Peròn, la moglie-eroina del controverso presidente dell’Argentina), Buticchi costruisce una trama articolata che seziona la storia mondiale dei decenni successivi all’instaurazione dei dispotici regimi nazifascisti.
Luce De Bartolo porta al collo un medaglione che, soltanto apparentemente, ha un valore meramente affettivo. In realtà, il monile rappresenta la chiave d’accesso al tesoro leggendario dei Peròn: un miliardo di dollari, l’equivalente degli aiuti finanziari alla ricostruzione post bellica, ricevuti dall’Italia con il piano Marshall.
“Le tasse d’imbarco pagate dai gerarchi nazisti per ricevere nuove identità e la garanzia dell’immunità a vita in Argentina ammontavano a centinaia di milioni di dollari in oro, valute pregiate e un consistente numero di capolavori d’arte trafugati dai nazisti nel corso delle loro campagne di conquista. Questa enorme ricchezza era stata celata al sicuro nel caveau di una banca che solo Eva e, forse, Peròn conoscevano.”
Chiaro che sul medaglione di Luce si concentrino gli appetiti di tutti: del presidente argentino e del suo apparato, dei nazisti rifugiati in Argentina e decisi a riorganizzarsi in una fantomatica base antartica (Neu Berlin), di alcuni prelati, primo fra tutti il cardinal Marcinkus, la cui figura rapace si staglia sulla sagoma dello IOR e sulla Città del Vaticano.
Probabilmente sono legati a questa “caccia al tesoro” i misteri o della salma imbalsamata e trafugata di Evita e dell’amputazione delle mani dal cadavere di Peròn (“… la salma di anelli ne portava diversi, e in entrambe le mani, e così uno dei profanatori le amputò entrambe con una sega chirurgica”).
Le azioni si susseguono incessanti, la narrazione solleva davvero tanti interrogativi.
È un libro che non può mancare agli appassionati di thriller storico e di intrighi politici. Perché lo stile di Buticchi è ben dosato e la sua esposizione dei fatti avvincente. Ha tenuto incollato alle 650 pagine …
… Bruno Elpis
Chi lo volesse, può leggere la mia intervista all’autore a questo link:
www.brunoelpis.it
http://www.brunoelpis.it/le-interviste/336-intervista-a-marco-buticchi-autore-de-qla-voce-del-destinoq-romanzo-finalista-al-premio-salgari-e-al-premio-bancarella-2012
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il vuoto
Banale, scontato.La costruzione del romanzo è inesistente, il linguaggio deprimente,la trama si perde e non consente scorrevolezza.Come consiglia l'autore cliccate su qualsiasi motore di ricerca e avrete risposta alle vostre domande gratis; perchè questo libro non va oltre.
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Bravo Buticchi!
Veramente un buon romanzo! Probabilmente consigliabile a chi ama il romanzo storico ma con una buona dose di avventura, a tratti addirittura forzata. Alcuni degli episodi e delle situazioni sono veramente al limite del realistico. Questo forse è dal mio punto di vista l'unico aspetto negativo, per il resto il romanzo è appassionante e ben orchestrato. Concordo con il precedente recensore, è importante leggere le note dell'autore perchè si resta stupiti nello scoprire che alcune cose che si potevano attribuire alla fantasia di Buticchi, in realtà siano realmente accadute. I personaggi chiave del romanzo sono molteplici e quasi tutti sono realmente esistiti ed hanno avuto un importante ruolo nella storia del novecento. Ho trovato in alcuni tratti del romanzo forti paralleli con Follett, autore che amo molto. Assolutamente consigliato!
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La voce del destino
Questo robusto romanzo ha attirato la mia curiosità sin dal primo momento in cui l’ho notato in libreria, grazie ad una quarta di copertina molto stuzzicante, che descrive una vicenda che si intreccia con un’epoca storica lunga e colma di avvenimenti, dal secondo conflitto mondiale ai giorni nostri, attraversata da svariati misteri e da una serie rilevante di fatti ambigui e non del tutto chiariti dalla storia. Elemento cardine di questo romanzo sono le vite, che danzano inebrianti e parallele, di due donne dallo straordinario fascino e carisma: Luce de Bortolo, la più grande soprano di tutti i tempi, ed Eva Duarte Peron.
Ho tergiversato un po’ prima di acquistarlo, a causa dell’elevato prezzo di copertina e perché, risultando molto “corposo” (650 pagine), pensavo mi impegnasse troppo tempo, a scapito di altre letture già programmate.
Al contrario di ciò che temevo questo libro si legge rapidamente, la storia procede in maniera fluida e si sviluppa su diversi piani geografici e temporali, ma la scrittura semplice e dinamica dell’autore permette al lettore di seguirla con una certa disinvoltura, avendo la possibilità di districarsi senza difficoltà nelle pieghe degli accadimenti.
Le 650 pagine si “consumano” a ritmo serrato e non si incontrano mai periodi di stanca.
Secondo il mio parere alcuni passaggi significativi si basano su casualità troppo forzate che indeboliscono un po’ la storia ed il finale prende una piega eccessivamente “avventurosa” che si discosta dallo stile del resto del libro. Personalmente, ma è una cosa mia e assolutamente soggettiva, ho trovato un po’ fastidioso l’uso smodato e non sempre necessario dei puntini di sospensione.
In definitiva, un libro piacevole da leggere, capace di lasciare, in mezzo a tutto ciò che è frutto della fervida fantasia dello scrittore, alcune nozioni storiche particolarmente interessanti e degne di essere approfondite.
Un consiglio: non saltate le note finali dell’autore. Non sono marginali e sono parte integrante della storia, contribuiscono a “chiudere il cerchio” in maniera soddisfacente a chi ha affrontato con impegno tutte quelle pagine.
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Molti sì, qualche no...
Il romanzo mi è piaciuto molto, Buticchi scrive sempre in un modo appassionante. Ho apprezzato la scelta di rompere parzialmente col passato, sacrificando le pur bellissime storie parallele sull'altare di due sole grandi trame. I personaggi sono favolosi, Glauco e Luce ti restano dentro per motivi diversi...
Passiamo ai difetti: come lettore, alcune scelte di trama sono state un po'... avete presente quelle scene dei film horror, in cui uno dice "vado a fare una telefonata" e in sala c'è il coro di "no, non farlo!"? Ecco, alcune scelte dei personaggi sembrano poco logiche... forse sono dettate dalle emozioni che vivono i personaggi nel momento, probabilmente ero io a non essere abbastanza "dentro" la storia. A proposito di Storia, quella con la S: come al solito Buticchi fa venire voglia di approfondire l'esperienza... non vedo l'ora di avere 7-8 ore libere per farlo ;-)