Il re bianco del Madagascar
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
L'INCONTRO TRA UNA LEGGENDA E UN BRAVO SCRITTORE
Narra la leggenda che a cavallo del 1800, un uomo bianco, proveniente dall’Europa, divenne re sull’isola di Madagascar. Alla sua morte, lasciò un deposito di 75 milioni di sterline presso la Banca d’Inghilterra, a beneficio dei suoi discendenti.
L’ultima traccia di questa leggenda è del 2001 e appare sul quotidiano “La Gazzetta di Mantova” . Numerose infatti furono le famiglie, soprattutto italiane, che reclamarono la parentela con il re ma, almeno fino ad oggi, nessun cospicuo lascito è stato riscosso e a nessuna di queste famiglie è stato riconosciuto neppure l’onore del legame di sangue.
A Francesco Grasso, autore del libro, questa leggenda ha fatto compagnia durante tutta la gioventù, raccontata da genitori e nonni, più o meno convinti della futura eredità che un giorno potranno dilapidare.
E’ in una piovosa Calcutta, nel 1828, che Francesco Claudio Maria Bonetti, giunto prossimo alla sua fine, decide di lasciare testimonianza dell’incredibile storia della sua vita. Nato in una famiglia di contadini, ma senza attitudine al lavoro fisico, compensa le sue mancate prestazioni con una dialettica straordinaria. Intelligente, furbo e affabulatore, senza un’ idea precisa del proprio destino, si farà semplicemente catturare dalle mille occasioni che gli si presenteranno, trasformando gli amici in compagni di ventura e i nemici in complici.
Grasso con questo romanzo crea una spiegazione plausibile alla leggenda del re bianco, sviluppando una storia a mio giudizio non solo credibile ma anche estremamente avvincente.
Ci racconta la figura di un uomo coraggioso e spavaldo che non avendo radici né pace, rischia inconsapevolmente di modificare per sempre le terre fertili di tradizioni e miti che lo hanno accolto.
P.S. Guardatevi il book-trailer su Youtube, un’idea geniale!
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Opinioni inserite: 1
"Ogni 5 minuti nasce un gonzo..."
La frase (di P.T. Barnum) riportata nel titolo potrebbe essere il motto araldico del protagonista. Il lettore che segua le movimentate avventure di Francesco Bonetti nella seconda meta' del XVIII secolo, assistera' alle gesta di un truffatore, un corsaro (anzi "privateer", visto che lavora per la Royal Navy), un politico, uno statista e piu' in generale un avventuriero sui mari di mezzo mondo, dal Mediterraneo all'Oceano Indiano. Ma soprattutto avra' a che fare con un "affabulatore", un artista della parola in grado di manipolare (non necessariamente per danneggiarle) le persone intorno a lui come vittime piu' o meno indifese, piu' o meno consapevoli. Anche se le azioni del protagonista possono talvolta sembrare riprovevoli, e' quasi inevitabile appassionarsi alla bellezza dei piani che di volta in volta escogita per tirarsi fuori dai guai. Comunque uno dei punti di forza del libro e' che non sempre gli espedienti filano lisci senza problemi. L'imprevisto, la causalita' alla fine la fanno da padroni, "azzerando" piu' di una volta l'esistenza di Bonetti che pero' da il meglio di se proprio quando deve ricominciare da capo (la lingua e' il suo muscolo piu' pericoloso). In definitiva e' un libro consigliato soprattutto alle persone affascinate dalle atmosfere tipo "Pirati dei Caraibi" e agli appassionati di storia.