Narrativa italiana Avventura Il buono, il brutto e il figlio del cattivo
 

Il buono, il brutto e il figlio del cattivo Il buono, il brutto e il figlio del cattivo

Il buono, il brutto e il figlio del cattivo

Letteratura italiana

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La presentazione e le recensioni di Il buono, il brutto e il figlio del cattivo, opera di Nelson Martinico edita da Bompiani. Una leggenda del cinema. Ora avete fra le mani un romanzo che narra le vicende dei tre memorabili personaggi di Leone, vent’anni dopo. Il primo dei tre, Tuco, il Brutto, sta per uscire dalla prigione dove ha saputo che il Biondo, cioè il Buono, ha assunto un nuovo nome e fatto fortuna come impresario circense e autore di romanzetti western: è lui che ha dato a Buffalo Bill i soldi per mettere su il Wild West Show e creato il suo mito. Ma quando Tuco esce di galera, lo aspetta il figlio di Sentenza (il Cattivo). È un tipo pieno di vanità, di fisime religiose: vuole ritrovare la tomba del padre (in cui Tuco, prima di essere arrestato, ha nascosto la sua metà del tesoro) e sfidare il Biondo per dimostrare di essere il pistolero più veloce del West. Ma il Biondo al circo di Buffalo Bill non c’è più. Tra viaggi, sparatorie, morti redivivi e una sarabanda di scene divertenti e ironiche, questo libro ci restituisce tutta l’atmosfera polverosa del West, la sua musica e i personaggi che la animarono, maschere della memoria che non smettono di raccontare la storia di chi li ha amati... Sfide e duelli che ci hanno fatto sognare e riflettere sul tempo che passa inesorabile e sulla nostalgia di un’epoca eroica segnata dalla violenza ma anche dall’elogio dell’amicizia e dello spirito di avventura. Un tributo a quel cinema, all’effervescenza picaresca di Tuco, al gusto beffardo e tagliente della battuta del Biondo, ma anche alla letteratura che ebbe per padre Mark Twain.

Nelson Martinico, di origine siciliane, è nato a Roma. Dopo una folgorante quanto effimera carriera da giovane promessa del pallone, interrotta a un passo dal professionismo in seguito a uno sfortunato incidente, ha fatto di tutto: camionista, barman, imbianchino, stuntman in una dozzina di spaghetti-western del periodo declinante, fatto parte di un quintetto folk sardo-siculo (alla fisarmonica). Infine ha insegnato Latino e Greco. Ha pubblicato cinque volumi di poesia. L'ultimo, un poema in terza rima dantesca, è stato adottato nelle scuole. Conduce laboratori itineranti di tecnica della poesia nei mercati rionali. Odia l'automobile.



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Il buono, il brutto e il figlio del cattivo 2014-06-03 11:21:05 Donnie*Darko
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Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    03 Giugno, 2014
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Sergio Leone si rivolta nella tomba

Si, sono proprio loro. I mitici personaggi dell'indimenticabile capolavoro di Sergio Leone, ovviamente orfani di Sentenza (il Cattivo), ormai sepolto sotto due buoni metri di terra al cimitero di Sad Hill.
Nelson Martinico immagina questi vecchi "gunfighters" vent'anni dopo: Tuco (il Brutto) è appena uscito di prigione, il Biondo (il Buono) ha messo in piedi un circo itinerante. C'è ancora una parte del bottino da recuperare, per cui Tuco si mette sulle tracce del Biondo al quale dà la caccia anche John Wiseacre, ovvero il figlio vendicativo ed ambizioso di Sentenza.
Sincero ma abbastanza insipido questo omaggio allo spaghetti-western per via di una storia molto esile, tra l'altro completamente strutturata su dialoghi di spessore discutibile. Si va da beceri scambi di battute tipici del cinema o della letteratura di frontiera a piatte digressioni esistenziali, inerenti disparati argomenti tra cui religione e letteratura.
Assente ingiustificata l'azione: i duelli e le sparatorie si risolvono in poche righe e non sono quasi mai raccontati, bensì ripresi a proiettili sparati e cadaveri in terra, come è quasi totale l'assenza delle descrizioni riguardo ambienti, caratteristiche fisiche, abbigliamento, ecc...
Una scelta che rende il lavoro di Martinico tanto scorrevole quanto privo di elementi efficacemente contestualizzanti, oltre che di palpabile tensione e di quello spirito epico che sta alla base di ogni rispettabile avventura western.
Non mancano dubbi su alcuni personaggi illustri, Buffalo Bill e Mark Twain sembrano infilati a forza nella narrazione (lo stesso dicasi per gente come Wyatt Earp), inoltre il Biondo così loquace e colto non convince.
L'idea di fondo si salva, ma solo quella.

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