I pirati della Malesia
Letteratura italiana
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Sandokan e Tremal-Naik
Il ciclo di Sandokan inizia a prendere forma fra queste pagine in cui Salgari decide di riunire le trame de ‘Le tigri di Mompracem’ e de ‘I misteri della jungla nera’ in un’avventura piena di mirabolanti vicende che non può non trascinare grandi e piccini. La scomparsa di Marianna toglie dai piedi un personaggio scomodo e consente di mostrare la Tigre ferita dentro: circostanza che lo rende particolarmente sensibile alle pene di Tremal-Naik, prigioniero a Sarawak in attesa di essere deportato in Australia e perciò a rischio di venir separato per sempre dall’amata Ada. La sua lacrimevole storia viene raccontata da Kammamuri, finito per i capricci del mare a Mompracem assieme alla donna che, per l’accumulo di emozioni, è uscita di senno: visto che il carceriere dell’indiano è Lord Brooke, nemico e sterminatore di pirati nell’intero il Borneo, subito si stabilisce di unire l’utile al dilettevole partendo per la missione di salvataggio. Yanez si esibisce in uno dei suoi numeri preferiti, ovvero l’infiltrato nei panni di un nobiluomo scozzese, e può fornire a Tremal-Naik la misteriosa sostanza che ne simula la morte, passaggio necessario per favorirne la fuga. Ben presto le cose per il portoghese si mettono male e i tigrotti, nonostante l’intervento salvifico di Lord Guillonk (che considera oramai Sandokan un nipote), finiscono in una situazione complicata: l’assedio su un’isola li conduce alla resa che però è solo il preludio alla sconfitta di Brooke, contro il quale i nostri spingono alla rivolta il rajah che aveva spodestato. Ovviamente gli innamorati si ritrovano progettando la futura felicità, mentre il protagonista fa il generoso con Brooke lasciandosi nel frattempo attrarre da una gitarella in India per eliminare i thug. La narrazione procede brillante alternando con cura i personaggi e le situazioni di una trama abbastanza complessa nonché corredata di un buon numero di colpi di scena: lo spazio lasciato a Yanez offre la consueta opportunità di alleggerire il clima laddove la Tigre comincia a delinearsi come una figura a tutto tondo - uomo coraggioso, ma pure riflessivo - che si è liberata dell’insopportabile egocentrismo che la caratterizza nel primo romanzo. Immancabili sono le scene madri e le minuziose descrizioni, ma si rivelano meno ingombranti del consueto in un libro d’azione che, malgrado l’italiano dell’altroieri, si fa apprezzare spesso e volentieri per la sua modernità.