Luigi Pirandello
Autori
Recensione della Redazione QLibri
Introduzione alla lettura di Luigi Pirandello
I mesi sono passati e Uomo ha continuato a vivere la sua vita in modo tranquillo, impiegando il suo tempo nella lettura di D'Annunzio; ha imparato ad apprezzare questo scrittore e a cogliere quel talento che anni addietro gli era sfuggito.
Questo particolare periodo della sua vita non era dei più felici, è vero aveva la fortuna di fare un lavoro che amava, ha una vita coniugale tutto sommato felice, ma la soddisfazione profonda, quella che nasce dalla consapevolezza di lasciare un segno nel mondo sapeva che non l'avrebbe provata mai, avrebbe potuto solo viverla attraverso le pagine di un libro.
Ci sono dei giorni in cui la tristezza si impossessava di lui paralizzandolo, rendendo le sue giornate lente e pesanti; in quei giorni si accorgeva di quante scelte sbagliate avesse fatto e di quanto gli eventi gli fossero caduti addosso influenzando in modo indelebile e permanente la sua vita.
Proprio una sera in cui questi pensieri si affollavano nella mente e le strade assumevano contorni inusuali nel chiaroscuro settembrino scorse da lontano delle luci e una folla di persone, proprio di fronte al teatro cittadino; una struttura dei primi dell'ottocento che aveva sempre visto nei pomeriggi della sua gioventù vuota, quasi spettrale, ma che l'attuale amministrazione, in un barlume di lungimiranza, aveva rimesso a posto e riportato agli antichi fasti; quella sera doveva esserci la prima di uno spettacolo e Uomo si avvicinò curioso.
Lo spettacolo era la rappresentazione teatrale de “Il fu mattia Pascal” di Pirandello; Uomo avverte la moglie che quella sera non tornerà a casa, andrà a teatro.
Pirandello era uno di quegli autori che aveva amato al liceo, per quell'italiano eccellente, ma non aulico, quella vena ironica, ma non sarcastica e quel titolo gli sembrava molto adatto al suo stato d'animo e pensò a tutto quello che avrebbe fatto e tutto quello che avrebbe detto se la sorte avesse riservato a lui lo stesso trattamento di Mattia.
Egli sarebbe stato più furbo, senza dubbio, egli avrebbe saputo cogliere l'occasione, non sarebbe di certo rimasto schiavo della sua vita!
Forse!
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
La carriola e dintorni
Pirandello e la morte.
“Non sono io forse viva sempre per te? - Oh, Mamma, sì! - io le dico. – Viva, viva, sì... ma non è questo! Io potrei ancora, se per pietà mi fosse stato nascosto, potrei ancora ignorare il fatto della tua morte, e immaginarti, come t'immagino, viva ancora laggiù, seduta su codesto seggiolone nel tuo solito cantuccio, piccola, coi nipotini attorno, o intenta ancora a qualche cura familiare. Potrei seguitare a immaginarti così, con una realtà di vita che non potrebbe esser maggiore: quella stessa realtà di vita che per tanti anni, così da lontano, t'ho data sapendoti realmente seduta là in quel tuo cantuccio. Ma io piango per altro, Mamma! Io piango perché tu, Mamma, tu non puoi più dare a me una realtà!”
Pirandello e la follia.
“Appena posso, appena qualche cliente mi lascia libero un momento, mi alzo cauto, pian piano, dal mio seggiolone, perché nessuno s’accorga che la mia sapienza temuta e ambita, la mia sapienza formidabile di professore di diritto e d’avvocato, la mia austera dignità di marito, di padre, si siano per poco staccate dal trono di questo seggiolone; e in punta di piedi mi reco all’uscio a spiare nel corridojo, se qualcuno non sopravvenga; chiudo l’uscio a chiave, per un momento solo; gli occhi mi sfavillano di gioja, le mani mi ballano dalla voluttà che sto per concedermi, d’esser pazzo, d’esser pazzo per un attimo solo, d’uscire per un attimo solo dalla prigione di questa forma morta, di distruggere, d’annientare per un attimo solo, beffardamente, questa sapienza, questa dignità che mi soffoca e mi schiaccia; corro a lei, alla cagnetta che dorme sul tappeto; piano, con garbo, le prendo le due zampine di dietro e le faccio fare la carriola: le faccio muovere cioè otto o dieci passi, non più, con le sole zampette davanti, reggendola per quelle di dietro.
Questo è tutto. Non faccio altro. Corro subito a riaprire l’uscio adagio adagio, senza il minimo cricchio, e mi rimetto in trono, sul seggiolone, pronto a ricevere un nuovo cliente, con l’austera dignità di prima, carico come un cannone di tutta la mia sapienza formidabile.
Ma, ecco, la bestia, da quindici giorni, rimane come basita a mirarmi, con quegli occhi appannati, sbarrati dal terrore. Vorrei farle intendere – ripeto – che non è nulla; che stia tranquilla, che non mi guardi così.
Comprende, la bestia, la terribilità dell’atto che compio.
Non sarebbe nulla, se per scherzo glielo facesse uno dei miei ragazzi. Ma sa ch’io non posso scherzare; non le è possibile ammettere che io scherzi, per un momento solo; e seguita maledettamente a guardarmi, atterrita.”
Pirandello e la maschera.
“Imparerai a tue spese che lungo il tuo cammino incontrerai ogni giorno milioni di maschere e pochissimi volti.”
Bruno Elpis