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La locanda dell'Ultima Solitudine
 
La locanda dell'Ultima Solitudine 2017-07-02 03:59:32 Bruno Elpis
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    02 Luglio, 2017
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Ho prenotato in quella Locanda

La Locanda dell’Ultima Solitudine di Alessandro Barbaglia è una storia tracciata ai confini del nonsense. Vediamo se riesco a disegnarne una sinossi ragionevole.

Alla misteriosa e taumaturgica Locanda (“Ho prenotato in quella Locanda di cui ho trovato il biglietto nel suo baule”) confluiscono i percorsi esistenziali di due giovani: Libero e Viola.
Lui ha sposato la figlia del sindaco della Città Grande.
Lei abita in un paesino chiamato Bisogno e discende da una stirpe ove le donne hanno nomi di fiori (“Una volta Margherita accordava i fiori”) e sono per lo più dedite ad attività a dir poco voluttuarie: “Il mercoledì avrebbe organizzato anche un corso per imparare a piangere. Il primo livello era facile, si usavano le cipolle, ma poi bisognava fare tutto senza aiuto.” Viola ha inoltre patito un grande dolore: suo padre si è allontanato (e come non capirlo, vien da chiedersi, anche noi forse saremmo fuggiti a gambe levate da lì!).

La locanda è stata forse fondata da un ragazzino fuggito – anche lui! - ai tempi dei partigiani (“I dodici partigiani dell’Ossola l’avevano preso con loro perché era figlio di falegname… sapeva pelare patate…”) ed è gestita da un misterioso uomo con i baffi.

Poi i luoghi astratti – la Città Grande e Bisogno - si definiscono: così compare la stazione di Orta e la Locanda si materializza in zona Camogli (“Aveva ancora la forma dell’Ultima Solitudine, la forma dell’uomo che non accetta la vita per paura di morire. E abbandona tutti, per morire solo. O solo per morire”).

Tra ontologia prêt à porter e umorismo che grida vendetta (“Ma i cani non spariscono, scappano!... Forse la pipì scappa, ribatte Libero con aria stizzita”), ho stentato a sintonizzarmi con il tono di questa storia (finalista al premio Bancarella 2017).

Giudizio finale: stralunato, naïf, grottesco.

Bruno Elpis

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Commenti

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ciao Bruno, sospetto un eccesso di indulgenza nel tuo commento e nelle tue valutazioni. Le frasi virgolettate da te riportate bastano e avanzano per tornare a farsi qualche (retorica) domanda sul mercato editoriale. Poi stiamo parlando di Mondadori, mica pizza e fichi (scusa la banalità, ma se Margherita accorda i fiori vale tutto)
In risposta ad un precedente commento
Matelda
02 Luglio, 2017
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Completamente d'accordo . Stiamo attraversando un periodo di vacche magre ...
Ciao Pierpaolo, ciao Matelda. Nelle mie valutazioni cerco di rispettare l'autore, sono sempre portato a pensare che scrivere un libro sia un'attività impegnativa, coinvolgente, nella quale ci si mette in gioco... al tempo stesso mi propongo di fornire elementi di valutazione obiettivi (riportando citazioni), anche se già la scelta delle citazioni - in fondo - è una selezione e un giudizio implicito. Ciao! :-)
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