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Un bel sogno d'amore
 
Un bel sogno d'amore 2014-04-18 04:27:26 Bruno Elpis
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    18 Aprile, 2014
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Quel ramo del lago di Como...

Le radici di “Un bel sogno d’amore” affondano nel febbraio 1973, quando l’attesa per la proiezione di “Ultimo tango a Parigi” al cinematografo bellanese di Idolo Geppi è ormai spasmodica. Le voci sulle scene piccanti si diffondono e così Adelaide impone al fidanzato Alfredo di accompagnarla a vedere le acrobazie erotiche di Marlon Brando con un ricatto: se non mi accompagnerai tu, amore mio, lo chiederò a Ernesto Tagliaferri, detto “il Taglia”, giovanotto dal comportamento guascone (“Il Taglia, per carattere ganassa, infuocato dal vino…”) e moralmente poco cristallino (nel corso del romanzo intasca in modo truffaldino i soldi di una lotteria, contrabbanda bionde, s’impelaga in un giro di banconote false, s’invischia in un furto di orologi e trasborda refurtiva sulle acque del lago). Di Ernesto, Adelaide diviene complice (“Visto che ormai sapeva cosa c’era nella borsa, avrebbe voluto trovare il coraggio per dirgli di smettere di usarla per quelle consegne”) e così compromette il suo futuro lavorativo...

Ma la storia d’amore della quale si parla non è soltanto quella di Adelaide, che prima cerca di farsi impalmare dal giovane carrozziere, poi s’impegna a svezzare il marito nell’arte amatoria e nel ruolo di mammone soggiogato dalla figura di una madre-suocera toppo ingombrante. Tuttavia, i dettagli non possono essere rivelati…

Lo stile del romanzo è quello al quale Andrea Vitali ci ha da tempo abituati: pagine brevi e velocissime, frasi sincopate, chiusure che vengono riprese dall’incipit del capitolo successivo con cambiamento di scena, parole mutuate direttamente dal dialetto comasco: ove “slandra” sta per “donna dai facili costumi”, la “ciocca” è l’ubriacatura, una persona imbambolata è “imbesuita”, lo spaccone è un “ganassa” e “provocare” si può sostituire con “inzigare”…
Un romanzo divertente, godibile fino in fondo, che nasconde dietro alla leggerezza inconsistente della commedia una morale semplice, nostalgica e molto pop.

Bruno Elpis

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Commenti

7 risultati - visualizzati 1 - 7
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Nello stile mi ricorda qualcuno...ma chi? Puoi aiutarmi? Brillante, Bruno. :)
Mai letto Vitali, mi è sempre sembrato tiepidino. Ma questo sembra interessante.
Forte!! :)
Premesso che non ho apprezzato molto questo romanzo, magari solo per un gusto personale, ma per quanto riguarda lo stile, mi spieghi come puoi trovarlo così buono?
A me sembra banale, privo di mordente, con un ritmo quasi inesistente e un lessico, sì fruibile dai più, ma davvero avvilente per la semplicità utilizzata; va bene che va al grande pubblico, ma mi sembra che si rasenti il didascalico in certi punti.
Che ne pensi?
In risposta ad un precedente commento
Bruno Elpis
21 Aprile, 2014
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Io sono comasco, come Vitali. In alcune espressioni, che evocano il dialetto che i miei genitori parlavano tra di loro, ritrovo il retrogusto di un passato che impregna la mia memoria. Questo è un fatto personale e ha un valore principalmente soggettivo, come del resto soggettive sono le opinioni e le valutazioni che io esprimo, spero nel massimo rispetto di valutazioni difformi dalla mia.
Su un piano più generale, credo di aver esplicitato nella parte finale del commento qualche valutazione sullo stile. Qui aggiungo un'ulteriore annotazione: ho partecipato a qualche presentazione di Vitali e l'ho trovato spontaneo e ironico come nei suoi romanzi.
Infine ritengo che lo stile di Vitali sia riconoscibile tra mille e coerente. Talvolta poi riserva qualche sorpresa con parole inusuali o arcaiche: particolare che mi affascina e m'insegna.
In risposta ad un precedente commento
silvia t
23 Aprile, 2014
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Grazie per la risposta! :-)
In risposta ad un precedente commento
Bruno Elpis
23 Aprile, 2014
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Cara Silvia,
grazie a te! Mi hai consentito di esplicitare idee che - talvolta per amor di brevità - non trovano adeguato spazio nei commenti che pubblichiamo. .-)
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