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Sincerità-tà-tà
Devo ammetterlo, in periodo sanremese mi sono accostato a questo libello incuriosito dalle evoluzioni camaleontiche della cantante che qualche anno fa aveva suscitato tenerezza nei più benevoli, frizzi e sberleffi nei più cinici, per il suo look da cartone animato. Allora aveva calcato le scene del festival più canterino del nostro sconclusionato Belpaese accompagnata da un maestro d’eccezione: quel Lelio Luttazzi che i più attempati tra di noi ricorderanno come presentatore della hit parade che nel mezzogiorno del venerdì scandiva i successi dei favolosi anni sessanta.
Quando ho visto il libro (che titolo! Il titolo potrebbe benissimo essere quello di una canzonetta!) mi sono detto: dopo averci sorpreso, si fa per dire, con un repentino cambio di rotta (perché, dismessi i panni del cartone animato, la nostra ha virato verso un’immagine più sofisticata e sexy), vuoi vedere che Arisa spinge l’acceleratore sul trasformismo e mi diventa anche una letterata?
Il romanzo – per chi resiste fino in fondo – si lascia leggere in un paio d’ore, volendo esagerare nella concentrazione che richiede. La storia è ambientata in montagna a Lago Scuro e l’incipit porta la data del 5 dicembre 1975.
Nella sua baita, ove ormai vive, Lara attende l’uomo del quale è innamorata. Lo aspetta per trascorrere con lui il santo giorno di Natale. E mentre attende ai preparativi più classici (dagli addobbi al cenone), la donna si lascia travolgere dai ricordi. Rivede la sua storia d’amore per lo psicanalista (“Era stata una mia amica a consigliarmi di cominciare una terapia con te”), ripercorre le sedute (e un sogno ricorrente: “Sono in mezzo a una strada e una macchina mi segue…”) sino al momento in cui capitola e si dichiara (“Si chiama transfert. Nulla di più della classica reazione psicologica fra medico e paziente”), ricorda gli incontri, il sesso, i regali (“Me l’hai regalata tu, la Mehari, questa strana macchina con cui vado in giro qui…”), i conflitti familiari (“Venti più di nostra figlia. E magari ha pure una famiglia”)… Sino alla rivelazione finale, che vorrebbe sorprendere.
Trama originale, trama banale? Giudicate voi.
La mia opinione su Arisa scrittrice, tuttavia, deve fare anche la tara allo stuolo di editor e consiglieri che alla versatile “ugola d’oro” è stato certamente riservato da Mondadori. In tutta SINCERITA’, che fa rima con semplicità, felicità e taratatà, Arisa, forse è meglio che tu torni a cantare… e magari vinci ancora un premio (naturalmente sto parlando di Sanremo, non di un concorso letterario!)…
Bruno Elpis
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Tataratata TA
O-O
@ Cub e Marcella: :-)
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