Il viaggio di Emilia
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
La vita
Romanzi del genere li può scrivere solo chi ha vissuto la sconfitta:non sei capace di quella dolcezza infinita mista a tenerezza mentre sei vincente.
Come un soffio di vento caldo che ti accarezza la sera in attesa delle stelle.
Piacevole,molto piacevole.E' arrivato oggi nelle mie mani e dopo poche ore,complice un pomeriggio di nullafacenza,è già dentro di me.Letto tutto d'un fiato.
Era da tempo che non mi capitava una cosa del genere:totalmente immerso in un mondo che non fosse il mio al punto da non potermene staccare.
La cosa strana è che non era la voglia di sapere "come va a finire" che bloccava i miei occhi a seguire le parole,ma la voglia di conoscere quel mondo,di esserne parte,fino all'ultima cellula.
Una storia,quella di Emilia,che potrebbe essere di chiunque:la mia,quella del mio migliore amico/a,quella del vicino/a di casa,e di tante altre persone che incrociamo per un minuto.
Ogni persona racchiude un oceano di segreti.
E' vero,nel modo più assoluto.Ogni persona che incontriamo ha tanto da raccontare,tanto da dire,e quasi sempre,una lacrima da versare.Peccato che noi siamo troppo occupati a trattenere le nostre per capirlo.
Il viaggio di Emilia,dicevamo,non è altro che Vita.La vita di una ragazza che la mette a nudo a se stessa:perchè molte volte,quelle lacrime nascoste di cui parlavamo prima,sono celate anche a noi stessi e riemergono quando le nostre difese sono deboli,quando ricordiamo.
Ma non crediate che sia un libro deprimente,tutt'altro.E' un libro che ti mette una carica dentro,una voglia di superare ogni ostacolo.Ti fa capire che non c'è nulla di peggio di chi affondando decide di abbandonare la nave.Bisogna reagire,perchè la felicità,come tutte le cose che hanno valore,va conquistata,sacrificando qualcosa:la cosa più cara che si ha.
Parafrasando un vecchio detto indiano:
"La felicità è come l'orizzonte:tu fai un passo e quella si allontana di un passo.Tu fai due passi e quella si allontana di due passi.Allora a cosa serve la felicità?Serve a camminare".
Ed Emilia cammina,cammina verso la sua felicità,una felicità che,come sempre,arriva quando meno te l'aspetti,in un giorno come tanti,in un giorno qualunque.
In fondo,un giorno speciale inizia esattamente come tutti gli altri giorni.
Con un gran mal di testa.
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Rinascita.
Emilia, non aveva più di sette anni quando faceva ingresso saltellando nell’atrio della grande palazzina dei nonni, luogo dove abitava con mamma Anna e papà Salvatore Cusano. La sua era una vita scandita forse da poche, ma sicuramente incommensurabili, certezze, e mai, si sarebbe aspettata che nel giro di pochi anni quella quotidianità a cui era abituata sarebbe venuta meno per finire con l’essere dissestata da spiacevoli avvenimenti e giorni bui.
Emilia adesso è adulta, ma non può dimenticare. Quel corpo, quelle ferite, quel sopruso, quella amica, Giulia, a cui si è sentita sempre vicina e a cui pian piano è stata sottratta la felicità, il rispetto, l’umanità. E come non può obliare a quegli eventi, non può altresì eludere i ricordi di quella madre a cui ha tanto voluto bene e che tanto ha accudito, supportato, donato il suo amore. Eppure sa, che è giunta l’ora, non può fare altrimenti. Il suo percorso di rinascita, ha avuto inizio.
Complice di una notte di insonnia, “Il viaggio di Emilia” è una perla di rara dolcezza in quella che è una realtà di sconfitta, di amarezza, di giorni che si susseguono gli uni agli altri con l’unico obiettivo di non mollare, di andare avanti, ricordando e mai dimenticando, respirando quella che è stata la nostra vita, la nostra anima.
Nelle sue 85 pagine, il percorso di Emilia si rivela essere il nostro. Le siamo accanto, la sosteniamo, soffriamo con lei, ci rivediamo nella sua persona riscoprendoci tanto in questa quanto in Giulia. Un romanzo che da un cammino porta ad abbracciarne due, quello dell’esistenza della protagonista e quello della compagna di giochi di sempre. Due rette parallele che sfidano le leggi della matematica finendo con l’incontrarsi, l’intersecarsi, l’unificarsi.
Un romanzo come pochi, descritto con quella sensibilità unica all’autrice e propria di chi negli anni ha assaporato attimi di vittoria, periodi di sconfitta, gioie ma anche tanti dolori. Un testo che non si può abbandonare una volta iniziato, uno scritto che sin dalla sua prima pagina cattura chi legge che fino alla sua conclusione non può fare a meno di andare avanti, non per conoscere del suo epilogo ma per farne parte, perché lo scorrere delle parole non rappresenta solo il tragitto di Emilia, ma anche il nostro. La sua rinascita finisce col combaciare con la nostra.
E’ un inno ad andare avanti, a vivere la vita accentandola per come viene, ma senza arrendersi alle difficoltà. E’ un elaborato che dona energia, carica, voglia di fare. Uno scritto che invita il lettore a provare, a superare quegli ostacoli che tanto sembrano insormontabili, quelle avversità che talvolta fanno cadere l’uomo nella depressione, nella abnegazione, nella convinzione che soluzione non vi sia per raggiungere quella tanto agognata felicità.
Ed Emilia, passo dopo passo, rivive il suo passato, ci fa i conti, ma riscopre anche il suo presente consapevole di quel che è stato e pronta ad abbracciare il suo futuro perché il piacere è dietro l’angolo, ed è ora pronta a viverlo, la gioia è arrivata in una giornata qualunque ed ha premiato la sua tenacia, la sua soavità.
Intenso, da leggersi tutto d’un fiato per farsi sconvolgere, mettere in discussione e, di poi, rinnovarsi, crescere, mettersi alla prova.
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Immagini e parole
Gabriel Garcia Marquez raccontava che la fonte di ispirazione dalla quale prendevano l’avvio i suoi romanzi era sempre un’immagine. Non questo o quel personaggio, o avvenimento, o luogo, ma un’immagine.
Nel “Viaggio di Emilia” di Anna Maria Balzano ci sono alcune immagini che hanno la forza di sostenere lo sviluppo di una storia e la caratterizzazione di alcuni personaggi.
Due su tutte: la giovane mamma con il suo bambino al collo che fugge dalla potenza distruttiva dell’acqua, o i due occhi bambini che nascosti nel buio vedono “il corpo della mamma riverso su uno dei tavoli e quello d’un uomo alto e robusto sopra di lei”.
Sono immagini che hanno tutte le potenzialità di agire da motore di una storia, ma nel caso di Anna Maria il tono, lo slancio e forse l’ispirazione per il racconto proviene da un’immagine più tenue, velata di polvere e di nostalgia, e cioè la foto di “un bel palazzetto a due piani dei primi del novecento, i suoi balconcini con le balaustre di marmo, le persiane di legno a battente verniciate di verde, il portoncino centrale rialzato su due ampi gradini di pietra, che si apriva su un vasto atrio che si intravedeva appena.”
E’ questa la stazione di partenza del viaggio di Emilia, nella Napoli del secondo dopoguerra, e come sempre capita all’inizio di un viaggio, c’è attesa, eccitazione, tenerezza, curiosità e sogno. Stazione dopo stazione, tappa dopo tappa, un po’ di quell’innocenza andrà perduta, perché il viaggio ti mette sempre di fronte agli imprevisti, alle difficoltà, alle deviazioni di percorso. Ma sono proprio queste che danno al viaggio il suo sapere autentico, personale e inconfondibile e che ci creano quella piccola bolla nello stomaco quando ci voltiamo e lo osserviamo da lontano.
Dopo aver letto due romanzi di Anna Maria, mi sento di dire che la sua scrittura è molto delicata, essenziale, niente più del necessario e tuttavia niente affatto piatta e scontata. Un po’ come la vita, che a volte ci mette davanti a prove drammatiche, che possono però essere raccontate con semplicità.
Inevitabile il confronto tra “Il viaggio di Emilia” e “La voliera dei pappagalli”, che ho letto a breve distanza l’uno dall’altro. Per me sono due opere di pari valore dal punto di vista di contenuto, stile e piacevolezza, per rimanere nei parametri che siamo invitati ad usare per le nostre valutazioni su Qlibri. Nel Viaggio, Emilia è non solo la protagonista, ma anche il sostanziale io narrante, nonostante l’utilizzo della terza persona. La Voliera invece è un romanzo più corale e con maggiore distacco nella narrazione. Entrambi possono essere letti anche come romanzi di formazione, uno a più voci, l’altro con un grande solista.
Personalmente darei la mia preferenza alla Voliera, ma soltanto perché nella lettura del Viaggio qualche volta mi sono sentito un po’ come un intruso sorpreso a frugare nei ricordi di un’altra persona.
Pur essendo una storia frutto di fantasia (l’ho appreso dalle stesse risposte di Anna Maria su Qlibri) nel Viaggio si avverte quasi quella richiesta di intima complicità che è alla base di ogni confidenza privata. Ovviamente i gusti sono personali e dunque proprio questo elemento per altri lettori (o forse lettrici) può essere motivo di interesse e di apprezzamento ancora maggiore.
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La rinascita di Emilia
Emilia ha trascorso l'ennesima notte inquieta.
Un'immagine soffocante riemerge continuamente dal passato e le tormenta il sonno.
Nella solitudine di una casa vuota, attraversata dai fantasmi dei ricordi, Emilia si alza dal letto e osserva una fotografia.
Un po' di polvere la ricopre.
È il tempo che passa e porta con se i pezzi di una vita che è stata e che mai più sarà.
Nel bene e nel male.
I pensieri e le emozioni affluiscono, la nebbia del ricordo dirada lasciando trasparire una palazzina, quella dell'infanzia felice, dove il calore della presenza dei nonni, le abitudini ordinarie da famiglia borghese e i ritmi pacifici della quotidianità, erano scanditi dalla famiglia.
Una serenità che, però, si interrompe bruscamente e si disperde alla morte improvvisa di papà Salvatore.
Da quel triste episodio, un baratro si allarga a macchia d'olio e ingoia la vita di madre e figlia superstiti, le loro certezze, la loro tranquillità.
Unico conforto per Emilia è la presenza di Giulia, la sua amica del cuore mentre per sua madre è il nuovo compagno.
Gli eventi che si susseguiranno, come attanaglianti tentacoli di sfortuna, travolgeranno madre e figlia, ma saranno solo la conseguenza di quella drammatica perdita.
Lo squillo di un telefono riporta Emilia con i piedi per terra...quel senso di frustrazione piano piano si attenua lasciando spazio a quell'unica certezza che ancora le vibra nel petto.
Emilia compone un numero di telefono.
Dall'altro capo qualcuno risponde.
La redenzione arriva sempre attraverso l'amore.
Quello che Anna Maria Balzano ha scritto e dedicato a sua madre, è un romanzo breve, un romanzo della memoria non autobiografico, introdotto da uno splendido componimento di Ungaretti, l'indimenticabile poeta ermetico che nella brevità del simbolismo sapeva toccare le corde dell'anima.
Questo romanzo è proprio così, toccante, struggente ma intriso di sano ottimismo e di amore per la vita.
La protagonista, ci viene presentata quasi come una spettatrice dei drammi che le si sviluppano intorno e di cui, suo malgrado, resta vittima. Le immagini scorrono su vite, ambienti, accadimenti.
Emilia è una donna forte, un personaggio altamente dignitoso che sotto l'apparente fragilità nasconde una dura scorza.
Viene introdotta da una scrittura semplice, vera, senza nessuna artificiosità o pretesa morale così come i componenti della sua famiglia.
La trama, velatamente cruda ma affascinante, non si può lasciare nel dimenticatoio. Nel finale, si è pervasi da un'ondata di positività. Si arriva al pianto. Sì.
Ma non è un pianto di tristezza, è un pianto di liberazione, la liberazione di Emilia, che dopo tante brutture, spicca il volo serena, verso un nuovo inizio.
Leggetelo....vi stupirà.
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La via di Emilia
Non saprei se definire questo un breve romanzo o un lungo racconto, di sicuro so che è stata per me una lettura davvero piacevole, l’ho iniziato e non l’ho più lasciato finché non ho girato l’ultima pagina .
Emilia fa un viaggio a ritroso nel tempo e ci trasporta nella sua vita di certo non facile , tra i suoi affetti più cari ma anche tra le persone che hanno invece avuto su di lei un effetto negativo.
E’ ancora una bambina quando suo padre muore improvvisamente portandosi via per sempre la sua serenità , nulla sarà più come prima tranne l’immutato affetto per la nonna Elisa. Anna, sua madre prende in mano le redini dell’azienda , si dedica al lavoro e la trascura, forse perché incapace di affrontare tutto il dolore di questa piccola creatura, forse per la voglia e il bisogno di distrarsi e guardare avanti.
Emilia trova in Giulia, figlia di un loro dipendente, una grande amica , con lei si confida e passa molto tempo, la loro amicizia colma in parte il vuoto che Anna ha lasciato ma la differenza sulla loro situazione sociale ed economica che da bambine non ha peso con il tempo invece le dividerà.
Un romanzo davvero breve ma ricco di contenuti, i temi trattati sono tanti e tanti sono gli spunti per riflettere : i rapporti tra genitori e figli, l’influenza che hanno su di noi le scelte sbagliate di chi dovrebbe saper proteggerci anteponendo sempre il nostro benessere al loro , la forza del desiderio di essere amati, la capacità di guardare oltre l’apparenza delle persone che ci circondano.
I personaggi non sono di certo studiati per essere amati dal lettore, non sono perfetti o stereotipati, sono esattamente come siamo tutti noi. Emilia è un po’ snob e tutto quello che ha passato di certo non lo giustifica, bisogna credere e abbandonarsi nell’amicizia vera. Anna è una donna fragile e la sua insicurezza e il bisogno di riscoprirsi donna la porterà tra le braccia di chi non ha nulla di buono da offrirle .
Brava Anna Maria, hai scritto davvero un bel libro, con uno stile ottimo ,essenziale , a volte ricercato nell’uso delle parole hai saputo davvero catturare il lettore, mi sono un po’ arrabbiata con te perché avrei voluto leggerlo ancora , non avrei voluto uscire dalla vita di Emilia in un solo pomeriggio ma ti ho perdonato perché oggi ho letto l’ultima tua fatica e mi è piaciuta ancora di più.
Devo ora ricordarmi di girare la recensione via mail al direttore editoriale della casa editrice, è stato così gentile al salone a regalarmi i tuoi libri.
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UNA VITA...UN DESTINO...
L'autrice di questo meraviglioso libro è Anna Maria Balzano : un'amica che ho trovato qui, su qmondo...
Cara Anna Maria per me leggere il tuo libro è stato come essere presa da un'onda del mare, venire trasportata con un'incredibile leggerezza, fino a ritornare al mio punto di partenza, ma carica di importanti spunti di riflessioni. Un viaggio che ho vissuto con coinvolgimento totale.
Emilia , la protagonista, ripercorre seguendo lo schema di un feedback trent'anni della propria vita.
L'amore che visse con i suoi genitori; la morte improvvisa del padre e l'inizio di un'altra vita.
La madre ormai quarantenne che crede di ricominciare un amore con un uomo molto più giovane, investendo tutta se stessa...
L'istinto femminile, il sesto senso di ogni donna sa mettere in guardia...ma lei preferisce non crederci...e preferisce credere nelle favole...alla sua favola e vuole inseguire a tutti i costi la felicità...solo ed esclusivamente la sua felicità...e nessuno la può distogliere dalla sua scelta...
Ma la vita sa essere giustiziera...e lo sarà...purtroppo...e tanti soffriranno per quella scelta...Emilia,in primis, la sua amica Giulia e alla fine la stessa madre, Anna.
Emilia, turbata da una visione di un amplesso clandestino della madre e del suo nuovo compagno, non sarà più in grado di amare e si comporterà da traditrice nei confronti di chi ama...della stessa vita.
Ciò nonostante arriva a seguire un percorso regolare di studi; dal punto sentimentale riesce anche a raggiungere un buon equilibrio e una certa stabilità...ma ormai tutto va allo sfacelo...i suoi affetti sono destinati a soffrire...drammatica la storia della cara amica Giulia...lo stesso destino della madre.
Ho provato una morsa al cuore assistere allo scorrere inesorabile di tali tristi destini...Ma la vita può esserti grata come non lo può essere...e come dice Emilia:"Non credo che ci siano cose giuste o ingiuste al mondo. Ci sono cose che accadono".
E resti con l'amaro in bocca...
Cara Anna Maria ho letto tanto volentieri il tuo libro...l'ho praticamente divorato;l'hai scritto in modo egregio e trattandosi di un racconto breve, ci ho impiegato un paio d'ore...
Ti confido però che durante tutta la lettura , ho provato una strana sensazione, una continua mancanza di un' importante carica spirituale, di cui io sento bisogno sempre ; è proprio quella sfera che a mio avviso sostiene , che aiuta a capire e a sopportare le pene della vita...e forse avrebbe aiutato anche Emilia...anzi, ne sono sicura...
E ora , per la prima volta , posso concludere dicendo: "attendo il tuo responso autore!"... e per me sarà un piacere poter confrontarmi con te...per capire quanto ho compreso il messaggio che intendevi trasmetterci...
Con profonda stima,
Pia