Il mio nome è Nessuno
Letteratura italiana
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Il nome maledetto
“Il mio nome è Nessuno” è un opera che si compone di due romanzi, “Il giuramento” e “Il ritorno”, dove il primo rivisita le gesta dell’Iliade mentre il secondo quelle dell’Odissea, tenendo in entrambi i casi al centro della scena la figura dell’eroe dal multiforme ingegno Ulisse (Odysseo) corrispondente inoltre con il narratore in prima persona.
“Il Giuramento” in realtà è molto più che una semplice rilettura dell’Iliade attraverso gli occhi di Ulisse in quanto principia molto prima che si delineino i presupposti del celeberrimo conflitto tra Achei e Troiani, lontano da Elena e Menelao, lontano dalle mura d’Ilio e dalla fulgida armatura di Achille. Prima di immergersi nell’assedio di Troia infatti la storia si focalizza sulla rocciosa isola di Itaca, dove emergono dalla memoria l’infanzia e la maturazione di Odysseo evocati dalle sue stesse nostalgiche parole.
E’ al volere di suo nonno Autolykos, personaggio austero e temutissimo, che Odysseo deve il suo nome, ed è in questo tremendo appellativo che è già in qualche modo racchiuso il destino dell’epopea dell’eroe dallo sguardo cangiante.
La sintassi è essenziale e priva di strutture ricercate ed il registro si adatta molto bene al contesto (addirittura sono presenti alcune traslitterazioni del greco) permettendo di rivivere con grande partecipazione le vicende dell’epica classica. Inoltre l’autore coglie in modo interessante l’aspetto più umano di Ulisse, la crescita, i mutamenti, sottolineandone attentamente di volta in volta i pensieri, le congetture e i turbamenti, il che fa del libro a tratti quasi un vero e proprio romanzo di formazione.
Il racconto è piacevole e scorre agilmente, sorprendendo chiunque dovesse esser convinto che la materia sia stata già abbondantemente affrontata e non abbia più nulla di attraente.
Manfredi reinterpreta meravigliosamente il prezioso lascito tramandato dagli aedi dell’epica Omerica, e portando a buon fine questa difficile sfida dimostra di meritare ampiamente il plauso di cui gode come scrittore.
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VITA, MORTE E MIRACOLI DI NESSUNO
A scuola tutti almeno una volta hanno sentito parlare della guerra di Troia e delle sue conseguenze: Ulisse, grazie al cui ingegno gli Achei riuscirono a penetrare le mura della città, era presentato come colui che inizialmente non volle partecipare al conflitto e dopo esser stato in un certo senso “costretto” a prendervi parte riuscì a portare i suoi compagni alla vittoria. Nel farlo scatenò le ire di alcune divinità che resero il suo viaggio di ritorno ad Itaca un vero e proprio inferno.
Ma com’era Ulisse negli anni della sua formazione? Quali sono stati i suoi pensieri e le motivazioni alla base delle proprie scelte?
Ci ha pensato Valerio Massimo Manfredi a parlarcene nel suo ultimo romanzo, primo di una raccolta dedicata al famoso re di Itaca. Per Manfredi si tratta di un esperimento già svolto con la trilogia dedicata ad Alessandro Magno, in cui ha raccontato la sua storia dalla nascita alla morte, ma la componente innovativa di “Il mio nome è nessuno. Il giuramento” è che finalmente è stato scritto un romanzo che possa avvicinare in qualche modo il popolo dei giovani ai miti e alle leggende dell’antica Grecia.
Ma andiamo per ordine. “Il mio nome è nessuno” racconta in prima persona la vita di Ulisse dai sei anni fino allo scoppio della guerra di Troia: la sua formazione, i suoi viaggi col Padre, l’incontro con la quattordicenne Elena e la storia d’amore con sua moglie Penelope presentandoci un personaggio considerato prima un uomo, poi un eroe: Ulisse è da sempre stato un ragazzino sveglio, scaltro e di una spiccata intelligenza che ha reso orgogliosi il padre Laerte e il nonno, il temuto re Lupo che si è preso l’onore di dare al proprio nipote un nome.
Al di là dello stile molto ricercato (spesso sono riportati termini greci del linguaggio colloquiale), la trama inizialmente molto semplice e che man mano si interseca fino a raggiungere il suo climax (momento di massima tensione), c’è da dire che l’unica pecca di Manfredi è questa sua volontà di presentarci i suoi personaggi come degli eroi positivi; prendiamo ad esempio un personaggio come Achille, di cui Manfredi racconta l’amore passionale che lo legava a Briseide o le sue buone azioni dettate solo ed esclusivamente da un animo nobile: nell’Iliade Omero descrive Achille come un eroe strafottente, presuntuoso, forte della sua apparente invincibilità e capace di provare sentimenti d’affetto esclusivamente verso il suo migliore amico Patroclo (la sua ira, scatenata alla scomparsa di Briseide, è dettata esclusivamente dalla perdita di una proprietà, non dalla perdita della donna amata).
Ovviamente Manfredi non regge il confronto con Omero, ma un po’ di sacrosanta verità intellettuale non guasta mai: i libri di storia hanno parlato diffusamente delle tremende razzie o della crudeltà degli eserciti greci, che Manfredi si limita solo ad accennare.
Questa piccola critica non esclude il fatto che l’ultimo romanzo di Valerio Massimo Manfredi non sia un testo in cui i particolari storici sono resi maliziosamente, a testimonianza del fatto che l’autore non abbia effettuato delle ricerche esclusivamente sulla vita del protagonista ma si è documentato anche su tutti i personaggi che hanno fatto parte della vita dell’eroe o sui personaggi di cui Ulisse ascolta le storie da terzi (sono raccontate ad esempio le fatiche di Heracles, la pazzia di Medea e le avventure di Giasone e degli Argonauti, di cui il padre di Ulisse ha fatto parte) ed è questo che a mio avviso distingue un romanzo di qualità da uno qualsiasi; se poi la sua lettura riesce a dar vita ad un dibattito, tanto di guadagnato.
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IL MIO NOME E' NESSUNO
Se l’Ulisse di Valerio Massimo Manfredi fosse esistito ai giorni nostri, forse qualcuno lo avrebbe proposto per il Nobel per la pace. Da questo romanzo traspare infatti un Ulisse particolarmente propenso al dialogo piuttosto che allo scontro e alla guerra; come dire che l’intelligenza e l’astuzia a volte possono prevalere anche sulla forza di qualche eroe mitologico tanto caro ad Omero.
Adoro i romanzi ispirati ad opere conosciute già in ambito scolastico, perché riguardano personaggi e situazioni che sono diventati parte della nostra vita e forse lo saranno ancora per le generazioni future. Anche se si conosce già l’epilogo o lo sviluppo di alcune vicende, è sempre interessante poterle rileggere, magari con una visione completamente diversa.
Manfredi in questo è un vero maestro, è riuscito ha sfruttare un opera molto conosciuta, e a farla diventare sua, caratterizzandola con il suo stile. Mi ha convinto molto anche il racconto in prima persona con la voce narrante dello stesso Ulisse, con la sensazione di essere dentro i suoi pensieri e di vedere il mondo con i suoi occhi.
Tutti gli eroi di questo romanzo mi sono sembrati forse meno epici di come le ricordavo, ma più umani e terreni. Forse questa può essere la nuova chiave di lettura cha ha voluto proporci Manfredi.
Il racconto scorre molto velocemente senza mai perdere di tono, ma rimane chiaramente sospeso in quanto ci sarà un secondo volume che andrà a concludere questa bella interpretazione prima dell’Ileade e poi dell’Odissea.
P.S – Per gli amanti del genere, ma in particolar modo del personaggio Ulisse, suggerisco una stupenda trilogia, scritta dallo scomparso scrittore inglese David Gemmell; forse poco conosciuta ma di alto valore.
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Un nuovo Odysseo
Questo è il primo romanzo di Manfredi che ho avuto il piacere di leggere. Temevo di trovarvi uno stile un po' troppo romanzato, oppure una pedante traduzione dell'Iliade. Niente di tutto ciò. Ho letteralmente divorato questo libro, mi ha coinvolto soprattutto grazie alla scelta dell'autore di affidare allo stesso Odysseo il racconto delle sue avventure, della sua infanzia e delle sue emozioni. Questa scelta ci fa dimenticare il furbo Ulisse, l’uomo che si pavoneggia del suo ingegno, della sua dialettica, dei suoi stratagemmi. E’ un personaggio che osserva, studia e soffre anche per i danni che la sua mente provoca, che ha pietà del nemico, che rispetta il debole e ama le persone a lui vicine.
Il mondo omerico è ricco di miti, di interventi divini, di donne manipolatrici, di eroi e battaglie, ma visti con gli occhi dell'uomo che pretende la verità rispetto alle favole dei cantori, Manfredi ci ha fatto rivisitare, sotto una luce diversa, le gesta degli Argonauti, le fatiche di Herakles, così come ci ha mostrato le debolezze umane facendoci assolvere personaggi il cui destino era segnato e ridimensionando l'immagine eroica di altri.
Anche la descrizione della guerra, che in teoria dovrebbe essere meno interessante rispetto alla prima parte del libro, mi è molto piaciuta. Leggere della follia umana, delle scelte tattiche, dell'amicizia fra alcuni soldati e dell’orgoglio troiano è stato veramente avvincente.
E poi che dire di alcuni personaggi? Non li elencherò tutti, ma da donna mi hanno affascinato le donne: proprietà degli uomini, schiave, oggetti sessuali, vittime sacrificali, ma anche madri e mogli amate, dee potenti e consigliere.
Penelope è il grande amore di Odysseo, ci parla di lei non come una donna schiva e sottomessa, ma come una consigliera, una donna risoluta, disposta ad affrontare le conseguenze di un amore mal visto da suo padre. Elena, schiava della sua bellezza, odiata e desiderata, vittima e causa della rovina di due popoli; Alcesti, che sacrifica se stessa per amore; Euriclea, amorevole nutrice di Odysseo e infine Athena, la dea ispiratrice dell’intelletto del protagonista, colei che protegge e si mostra ad un uomo che sa superare la barriera del tempo e riesce ad elevarsi ad una dimensione divina.
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ULISSE SECONDO MANFREDI
Di Manfredi ho letto molti libri, questo devo dire che nel bene e nel male mi ha spiazzato. Dell'autore amo particolarmente i libri ambientati ai tempi dell'impero romano, che trovo sia il periodo perfetto per raccontare storie di grande amicizia guerriera e di potente avventura, argomenti nei quali Manfredi eccelle.
I Romanzi ambientati in altri periodi non li ho tutti, ma bene o male lo stile rimane quello (anche se in quelli ambientati oggi e di trama archeologica si fa più fluido) invece in "Il mio nome è nessuno" Manfredi sposta la solita partita su un altro campo.
La storia è quella che tutti conosciamo: L'Iliade. Raccontata mille volte, in mille modi, in mille stili. Manfredi decide di puntare tutti gli occhi sulla figura di Ulisse, vero e proprio personaggio chiave del poema, ma non racconta soltanto le imprese compiute durante la lunga guerra, aggiunge anche tutta una parte dedicata alla formazione del personaggio e devo dire che è la parte che più ho gradito. Mi è piaciuto vedere il rapporto fra Ulisse ed i suoi parenti, il modo in cui viene cresciuto e i valori che gli vengono trasmessi, un gradevole background per le avventure che vedremo in seguito. Buono anche il modo in cui Manfredi si sofferma sul rapporto con la Dea Atena. La gestione della guerra era la parte forse più difficile, perchè narrata già molte volte, ma Manfredi se la cava bene e adotta un punto di vista nuovo teso a rendere i personaggi meno eroi mitologici e più guerrieri fatti di carne e ossa.
La parte che ho digerito un pochino male è la narrazione in prima persona, abituato in una certa maniera dagli altri libri di Manfredi ho trovato inizialmente una certa difficoltà ad appassionarmi alla nuova voce, forse un po' meno ricca di quella dell'autore, che però alla fin fine ha dato quel tocco di realismo in più alla vicenda, umanizzandola ancora di più. Sono curioso di leggere il seguito, anche per scoprire come Manfredi si riallaccerà all'inizio del primo libro.
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CHE LA DEA ATHENA SIA CON TE
Che la dea Athena sia con te
Bellissimo questo nuovo romanzo storico di Valerio Massimo Manfredi. Sicuramente bello quanto la trilogia di Alexandros. Lo stile di V.M.M. si distingue anche questa volta: azione, coraggio, sentimento, il tutto dosato in maniera superba.
Lo scrittore studioso, archeologo, docente universitario mette nella sua opera (ed in tutte a dire la verità) tutta la sua conoscenza, il suo sapere e la sua “impronta di scrittore” . Manfredi si “nutre” di Storia e quando poi prende la penna in mano per raccontarla lo fa come fosse un vero attore della storia. Ogni volta che giravo questo libro e sul retro osservavo la fotografia dello scrittore trovavo un qualcosa di “disomogeneo” nella sua figura, un non so che di stonato, di disgiunto. Poi l’ho capito: sono i vestiti. Non ci posso fare nulla: io Manfredi me lo vedo come vestito da centurione romano o da guerriero greco, sicuramente con vestiti degli anni “a.c”. Che potere ipnotico la sua scrittura!
Come poter resistere alla sua narrazione?! Su di me ha lo stesso effetto del canto delle sirene, mi chiama e mi trascina indietro nel tempo fino circa all’anno 1300 a.c., e infine mi divora, tanta è stata la voglia di leggere questo romanzo ogni momento libero della giornata.
La storia di Odysseo e della guerra di Troia è praticamente nota a tutti (o quasi). Questo romanzo ci restituisce però un Odysseo caratterizzato da due aspetti fondamentali: la protezione che la Dea Athena gli riserva e la profonda intelligenza che distingue il re di Itaca dagli altri combattenti. L’io narrante è proprio Odysseo, quindi il racconto è fatto attraverso i suoi occhi. La narrazione non è però solamente storica. Non si attinge solo a fatti storici reali, ma lo scrittore dona anche ampio spazio alla mitologia.
Così appare Ercole; la sua vita e le sue gesta sono proprio quelle narrate dalla mitologia greca, un gigante fornito di una forza straordinaria accusato poi dello sterminio della famiglia; ed anche Achille, guerriero invincibile, ucciso solo da una lancia che lo colpirà al tallone. Ma tante, tantissime le figure mitiche che ritroviamo in questo romanzo. La volontà dello scrittore di dare vita a questi miti mi ha profondamente affascinata. Molti hanno trovato che questi passaggi donino al romanzo una vena di falsità: io invece credo lo arricchiscano. Fondamentalmente perfino sulle vicende di Odysseo non vi è certezza di verità, quindi ho trovato geniale amalgamare il tutto, non distinguere dove finisce il vero ed inizia la fantasia.
Le vicende narrate seguono Odysseo dalla sua fanciullezza fino alla fine della guerra di Troia, e come in molti saprete, è il primo di due volumi dedicati alla vita di questa figura epica.
Odysseo si distingue in questo primo romanzo per l’arguzia, l’ingegno e l’intelligenza. Non certo per il coraggio e la forza, che, sicuramente sono poste in secondo piano.
Bellissimi anche i passaggi in cui Odysseo cerca le giuste soluzioni attraverso dei segni o delle parole dalla propria dea protettrice Athena. Questa spesso ricambierà in modi inaspettati. Nonostante Athena sia la dea della guerra Odysseo non è un guerriero ma uno stratega della guerra; forse perché la vera guerra di Odysseo è e sarà quella della mente?
Odysseo vi guiderà in viaggio straordinario, al suo fianco lo osserverete prima come principe, poi come re, come marito, come saggio e poi come stratega di guerra.
Se amate i romanzi storici non fatevelo sfuggire, io non vedo l’ora esca il secondo volume.
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E' sempre un grande
Ulisse è sempre stato e per sempre lo sarà un mito.
In questo libro viene narrata la sua storia basandosi su quanto ci tramandò Omero con l'Iliade e l'Odissea.
La lettura è semplice ed estremamente ben narrata. A volte ho avuto l'impressione di guardare un film tanto era ben descritto.
Menelao gridò con voce tonante:"Paride! Traditore, vigliacco, ti sei nascosto fino a ora, hai sempre evitato di affrontarmi. Mostra finalmente quello che vali, se sei soltanto capace di vincere donne o se hai il coraggio di affrontare un uomo".
Comportamento ancora attuale.....e tutto per una donna!
Ora attendo con ansia il seguito :-)
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Il mio nome è nessuno
Una piacevole lettura dei poemi omerici,che potrebbe essere fatta anche a scuola, parallelamente ai testi classici che risultano spesso indigesti agli studenti. Un po' difficoltoso seguire i vari personaggi identificabili con nomi molto poco usuali ed orecchiabili,almeno per noi lettori vecchietti, ( 80 ). Mi è venuta quasi la voglia di prendere in mano l'Odissea di mio nipote! buona lettura
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ritorno all'antico
Ho finito di leggerlo ieri e torno a rileggere brani qua e là per tenermi a quell'atmosfera mitica vissuta da bambina, quando alla scuola media il mio professore di Materie letterarie e latino (si chiama Socrate!) mi ha fatto innamorare della mitologia greca. Ho rivissuto quelle emozioni, ho ripercorso i più bei miti che hanno popolato la mia fantasia, tanto che comincio a pensare che il mio amore per le Lettere sia nato proprio allora. Bene, il merito di Manfredi è quello di far vedere i personaggi, leggere nei loro pensieri, capire le loro azioni, commuoverci e/o rattristarsi per le loro sventure e i loro errori.
Achille, che non è mai stato il mio preferito, qui è più umano; Ettore, il mio eroe sulla cui morte da piccola ho pianto davvero ( e come non pensare agli ultimi versi dei "Sepolcri" di Foscolo a lui dedicati? "E tu onore di pianti, Ettore, avrai, / ove fia santo e lagrimato il sangue / per la patria versato, e finché il Sole / risplenderà sulle sciagure umane") qui è "ridimensionato" ma anche lui con qualche debolezza che ce lo rende più vicino; e Ulisse è meritatamente il protagonista, immerso nel suo mondo ma con una complessità "moderna". Insomma, in questo bellissimo romanzo gli eroi ci appaiono più autentici, meno "tipi" ma senza perdere quell'alone di epico che ce li ha fatti amare nella antica mitologia omerica. Mi è piaciuta molto anche la "nominazione" arcaica, o meglio, grecizzante: Giasone è "Iason", Ercole è "Herakles", le porte "Scee" sono "Skaiai", Troia è "Ilio", Agamennone è "Agamennon", Andromaca è "Andromache", e via dicendo.
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Ulisse
Leggendo "Cose che nessuno sa" di D'Avenia mi aveva incuriosito le citazioni su Telemaco che parte da Itaca alla ricerca del padre Ulisse, ma in realtà poco sapevo di questa storia epica, forse dovuta al fatto di non aver affrontato in gioventù studi classici bensì scientifici. Così mi sono avvicinata a questo libro con molta curiosità e ne sono rimasta piacevolmente colpita per la particolarità di Manfredi di aver narrato un poema di una certa mole in chiave romanzesca. I personaggi sono descritti molto bene e a volte senza nascondere la loro crudeltà; bella la trattazione sulla guerra di Troia, sulla figura di Elena, Menelao, Achille.......Triste comunque la figura di Ettore (il mio preferito) e la fine della sua stirpe. Veramente un libro ben fatto e mai noioso, lo consiglio veramente a tutti. Attendo con ansia il seguito.