Narrativa italiana Gialli, Thriller, Horror I bastardi di Pizzofalcone
 

I bastardi di Pizzofalcone I bastardi di Pizzofalcone

I bastardi di Pizzofalcone

Letteratura italiana

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Non hanno neanche il tempo di fare conoscenza, i nuovi investigatori del commissariato di Pizzofalcone. Mandati a sostituire altri poliziotti colpevoli di un grave reato, devono subito affrontare un delicato caso di omicidio nell'alta società. Le indagini vengono affidate all'uomo di punta della squadra, l'ispettore Giuseppe Lojacono, siciliano con un passato chiacchierato ma reduce dal successo nella caccia a un misterioso assassino, il Coccodrillo, che per giorni ha precipitato Napoli nel terrore. E mentre Lojacono, assistito dal bizzarro agente scelto Aragona, si sposta tra gli appartamenti sul lungomare e i circoli nautici della città, squassata da una burrasca fuori stagione, i suoi colleghi Romano e Di Nardo cercano di scoprire come mai una giovane, bellissima ragazza non esca mai di casa, e il vecchio Pisanelli insegue la propria ossessione per una serie di suicidi sospetti.



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I bastardi di Pizzofalcone 2022-05-14 16:28:07 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    14 Mag, 2022
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La costituzione del gruppo

Sono poliziotti e devono ricostruire l’immagine di un commissariato che ha una macchia difficile da cancellare. Li hanno scelti perché sono sicuri che falliranno. Nel precedente libro “Il metodo del coccodrillo” avevamo fatto conoscenza della figura di Lojacono ed era di fatto la prima storia, preliminare all’avvio di questa fortunata serie di gialli, ambientati nella Napoli contemporanea, scritti in modo esemplare. In questo libro assistiamo alla costituzione del gruppo ed è una fase che mi ha particolarmente interessato, anche per analogia ad altri ambiti in cui sto vivendo dinamiche analoghe in questo periodo. I poliziotti non hanno neanche il tempo di conoscersi, che si ritrovano subito catapultati nella necessità di risolvere un caso di omicidio avvenuto nel mondo dell’alta borghesia napoletana. Con un intuito non scontato, riescono a squarciare il velo, ad individuare l’assassino e, con abilità, riescono anche a farlo confessare. E’ un gruppo raccogliticcio, che però funziona. La loro guida ha deciso di metterli insieme, perché, essendo così eterogenei, l’unico modo per ottenere un qualche amalgama da persone così diverse, è quello di tenerle insieme per il maggiore tempo possibile. I loro momenti di brainstorming sono potenti e lasciano prevedere un crescendo di affiatamento anche nella risoluzione dei futuri casi. E’ un nome di battaglia che è tutto un programma, ma decisamente funziona. Non vedo l’ora di conoscere meglio le loro singole specificità, anche caratteriali, e di cogliere, sempre più, di cosa è fatto quel collante che li cementifica e li renderà sempre più speciali.

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Il metodo del coccodrillo
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I bastardi di Pizzofalcone 2018-09-24 14:07:11 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    24 Settembre, 2018
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Palle con la neve per l'ispettore Lojacono

L’ispettore Lojacono, dopo aver brillantemente risolto il caso del Coccodrillo, non può essere più tenuto in salamoia nell'ufficio denunce della Questura di Napoli, anche per l’eco mediatica che ha avuto la vicenda. Si decide, perciò, di trasferirlo ad un incarico con compiti investigativi. Però la destinazione è quasi un ghetto. Il Commissariato di Pizzofalcone, invero, s’è fatto una pessima nomea poiché quattro suoi poliziotti hanno sottratto una grossa quantità di droga da una partita sequestrata per rivendersela in proprio dando scandalo e portando disonore a tutti. Prima di decidere se chiuderlo definitivamente, s’è pensato di trasferire in quella sede tutti gli elementi meno graditi dagli altri commissariati. Da qui il soprannome ricevuto: “I Bastardi di Pizzofalcone”.
Il primo caso che essi si trovano a dover risolvere riguarda l’omicidio della sig, Cecilia de Santis in Festa, nobildonna della Napoli bene. La donna, di famiglia facoltosa, sposata ad uno dei notai più in vista della città (il quale, però, deve gran parte del suo successo professionale proprio al matrimonio) è stata ritrovata dalla cameriera con il cranio sfondato da una delle palle di vetro con la neve che ama collezionare a centinaia. Forse è un furto finito male, ma non c’è scasso e parecchie cose non quadrano. Però non sembra che ci sia un movente alternativo: tutti non fanno che dir bene di lei, una vera santa. E' pur vero che il marito è un notorio donnaiolo: la tradisce continuamente e, ora, ha in piedi una focosa relazione con una donna assai possessiva. Tuttavia entrambi dicono di essere stati a Sorrento, per un focoso fine settimana. Quindi la questione è parecchio intricata e se il Commissariato non risolverà l'indagine in fretta, sarà chiuso ed i suoi componenti nuovamente sparsi a svolgere compiti dequalificanti.
In questo secondo romanzo della serie dedicata all'ispettore Lojacono (primo della saga dei Bastardi) De Giovanni approfondisce l’analisi del protagonista mentre lo affianca ad una interessante collezione di relitti e reietti, ognuno dei quali ha una storia problematica alle spalle e, per ciò stesso, è meritevole di un attenta analisi.
La vicenda poliziesca, non troppo arzigogolata, è narrata con cura e, ad impreziosire la storia principale, ad essa si intrecciano anche i fatti collaterali dei protagonisti e le loro indagini "minori". Ne esce un ampio, veritiero e dolente affresco di una normale, disperata umanità nella Napoli di oggi.
Nella mia opera di esplorazione di questa serie poliziesca, salita anche agli onori televisivi, ho affrontato questo secondo volume con curiosità.
Leggendolo mi si è rafforzata la convinzione che siano più nelle corde di De Giovanni le storie del Commissario Ricciardi, vissute in una Napoli più pacata, riflessiva ed umana di quella turbolenta, cinica e violenta di oggi. Tuttavia debbo riconoscere che è comunque un buon romanzo: gradevole e, indubbiamente, molto più “telegenico” di quelli del “Commissario che vede i morti”.
Tuttavia i ritmi serrati della narrazione, i capitoli brevi e nervosi, l’incrociarsi delle vicende in modo talvolta piuttosto pindarico, conciliano meno la lettura riflessiva e meditata che è l’atout per De Giovanni. Spesso, perciò, diviene quasi inevitabile scorrere le righe velocemente, per scoprire “cosa avviene dopo” e si perde il gusto della prosa raffinata dell’A.
In definitiva il libro mostra più il suo carattere di romanzo poliziesco e meno quello di romanzo di sentimenti e di persone. Se, come più volte ho scritto, il De Giovanni del Commissario Ricciardi fa letteratura, con i "Bastardi", torna sulla terra offrendo un buon romanzo d'evasione, che ha, però, la dote di spargere anche fecondi semi per riflessioni sulla nostra società.

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I bastardi di Pizzofalcone 2018-01-12 06:12:32 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    12 Gennaio, 2018
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Il marchio dell'infamia

In una Napoli battuta da un vento impetuoso, in cui non si riesce a distinguere bene dove finisca la pioggia e dove comincino gli schizzi delle onde, si svolgono le indagini relative alla morte violenta di una donna della così detta "alta società", ad una ragazzina appena diciottenne che non esce mai da uno strano appartamento, ad una serie di suicidi a dir poco sospetti. Ad investigare su questi casi troviamo gli agenti del commissariato di Pizzofalcone, una masnada di scarti di altri distretti, poliziotti segnati da errori commessi in passato che restano impressi sulla loro reputazione come macchie di inchiostro indelebile. Ma è lo stesso commissariato ad essere bollato con il marchio dell'infamia, a causa di una brutta storia di droga messa su da chi ha preceduto i nostri eroi. Lavorare sentendosi addosso il peso degli errori, propri ed altrui, venire additati con l'appellativo di "bastardi", non è certo una passeggiata per Lojacono, Aragona, Di Nardo, Romano, Pisanelli e Calabrese, capitanati dal buon commissario Palma. Uomini e donne pieni di fantasmi e di problemi personali, che buttano anima e corpo nel lavoro per cercare di lasciarsi alle spalle, almeno per qualche ora, i guai che li affliggono. Attraverso storie di solitudine, di violenza domestica, di malattie, di ossessioni, De Giovanni ci presenta diversi spaccati di vita privata che mettono a nudo i protagonisti svelando prima le persone che i poliziotti, prima le debolezze che i punti di forza, prima il lato privato che quello, comunque ineccepibile, professionale. Un romanzo poliziesco, insomma, incentrato più sull'aspetto umano che su quello investigativo, senza intricati casi da risolvere, clamorosi colpi di scena, machiavellici intrighi. Storie ordinarie e per questo più vicine alla realtà, non prive però di un certo fascino "giallo", raccontate con uno stile semplice ma mai banale, ricco di dialoghi, scorrevole e lineare. Ottima la caratterizzazione dei personaggi, privi di qualsiasi cliché, ognuno con aspetti peculiari in cui il lettore, inevitabilmente, finisce per riconoscersi. “E già. Siamo i nuovi Bastardi di Pizzofalcone, no? Quelli che fanno schifo ai poliziotti, per diritto ereditario; ai delinquenti, perché pur sempre poliziotti; alla gente comune, un poco per diritto ereditario e un poco perché pur sempre poliziotti. A noi stessi, perché ognuno si sente ingiustamente mandato qui insieme ad altri reietti.”

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I bastardi di Pizzofalcone 2017-11-22 09:42:29 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    22 Novembre, 2017
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I "NUOVI" BASTARDI

Napoli. Non ha una buona reputazione il commissariato di Pizzofalcone, non l’ha minimamente.
Uno scandalo legato a ex poliziotti collusi con la camorra e dediti al riciclaggio di sostanze stupefacenti, ne ha determinato il soprannome “bastardi” e ha fatto sì che la centrale venisse a trovarsi sull’orlo della chiusura. Un’unica chance. La prima e l’ultima. Riorganizzare l’organico e in base ai risultati ottenuti valutarne le sorti.
Ed è così che gli scarti degli scarti dei poliziotti di vari altri comandi, vi vengono fatti confluire. Nuovo Vice Questore è Luigi Palma, coadiuvato nelle indagini da Giuseppe Lojacono, ispettore, siculo allontanato dalla terra natia a seguito delle avventure contenute ne “Il metodo del Coccodrillo” e anche detto il cinese, Marco Aragona, agente scelto, figlio dì problematico e dalla guida poco sicura, Alessandra, detta Alex, di Nardo, figlia del generale e con qualche piccola inclinazione all’uso spropositato delle armi e Francesco Romano, assistente capo, detto Hulk vista la facilità di azione della sua mano destra. Al nucleo composto si sommano Giorgio Pisanelli, sostituto commissario vicino alla pensione che porta avanti una personalissima indagine su casi blandamente etichettati come suicidi e Ottavia Calabre, vice sovraintendente, maga dell’informatica. A concludere il quadro, Laura Piras, Pubblico Ministero.
Scarti, questi, che vengono immediatamente impiegati in due indagini parallele, una affidata primariamente a Lojacono e Aragona e riguardante la morte di Cecilia De Santis, moglie del famoso notaio De Santis, presumibilmente uccisa con una delle boules de neige che collezionava e l’altra affidata a Di Nardo e Romano ed avente ad oggetto un presunto sequestro di persona. Delitti e denunce si intrecciano magistralmente a quelle che sono le storie di vita dei sette poliziotti, uomini e donne con zone d’ombra e di sofferenza da analizzare.
Con una penna fluida, rapida, che ben alterna le voci narranti nonché i casi da analizzare e risolvere, Maurizio De Giovanni ci regala un libro che conquista sin dalle prime battute, un volume che non cade nello scontato e nel banale, un elaborato in cui i c.d. “bastardi” sono percepiti come una famiglia a cui è impossibile non affezionarsi. Altrettanto arduo è riuscire a resistere dal procurarsi immediatamente il capitolo successivo. Non nascondo di aver miseramente fallito e di aver quest’ultimo già tra le mani.

Piccolo aneddoto. Da qualche settimana nella mia città è stata introdotta una iniziativa che favorisce lo scambio di libri. E’ stata cioè predisposta una casettina di legno rossa e bianca all’interno della quale sono contenuti i volumi. Chi è interessato può gratuitamente prenderne quanti ne vuole con l’unico obbligo di lasciarne altrettanti (ne prendo uno, ne lascio uno, ne prendo due, ne lascio altri due e così via). Attratta dalla trovata come una bambina in un negozio di caramelle e curiosa come pochi, mentre mi recavo in ufficio una mattina come tante (considerate che ci passo davanti ogni dì quindi la mia facoltà di resistere alla tentazione è messa a dura prova) l’ho visto. Si, all’interno della cassettina c’erano “i bastardi”. Ho effettuato lo scambio e l’ho portato via con me. Ora posso dire, per fortuna. Perché De Giovanni non si smentisce e crea un buon compare al mio già caro e affezionato Ricciardi. Che fosse un segno? Non so, ma una cosa è certa: non siamo noi a scegliere i libri, sono i libri che scelgono noi.

«Mare.
Mare nell’aria. Mare sulla strada. Mare in cielo, fino alle finestre serrate dei piani più alti.
Mare nelle orecchie, che attutisce il soffio del vento.
Mare sulle rocce, che spacca sé stesso e urla roco.
Mare goccia a goccia, che vola. Mare che turbina.»

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I bastardi di Pizzofalcone 2017-04-15 08:03:06 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    15 Aprile, 2017
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Non eroi. Bastardi.

Un insieme di poliziotti scomodi, con le fedine professionali macchiate dal sospetto o dall’errore. Agenti allontanati dai propri commissariati per ripopolare il tristemente famoso distretto di Pizzofalcone, noto per un recente episodio di corruzione che lo ha svuotato dei suoi elementi e ne ha compromesso la reputazione. Ecco i Bastardi, uomini appositamente scelti per fallire. Eppure proprio da questa miscela di dolore e problemi, in cui nessuno sembra credere (forse nemmeno loro stessi), può nascere un gruppo di lavoro capace di dimostrare forza, abilità, coraggio. Capace di ritornare in campo e rimettersi in gioco.

"E bisognava vederli, i nuovi colleghi. Sembrava il carretto di un rigattiere. La discarica della polizia, sembrava. Uno che forse è un mafioso; un ragazzino raccomandato e incapace, che gioca a fare il poliziotto; una psicopatica fissata con le armi; una tranquilla madre di famiglia; un vecchio che vede fantasmi di assassini in mezzo ai suicidi. E il commissario, poi: un piazzista di aspirapolvere, con quel suo finto entusiasmo".

Confesso di aver letto questo libro incuriosita dalla serie televisiva recentemente trasmessa, tratta proprio dai libri di Maurizio De Giovanni. Mentre in tv il riflessivo e intuitivo ispettore Lojacono, interpretato da un bravissimo Alessandro Gassman, ricopre il ruolo di protagonista assoluto, il romanzo ha una dimensione sicuramente più corale, in cui si alternano molteplici voci. Innanzitutto, la cronaca delle indagini che portano i Bastardi per le vie di Napoli alla ricerca della verità su uno strano sequestro e un aristocratico omicidio. Poi, le storie personali dei protagonisti che compongono questa particolarissima squadra investigativa: uomini veri, acciaccati dalla vita, impauriti dalle proprie debolezze. Infine, le voci fuori campo delle vittime e dei colpevoli.

Nonostante la scrittura fluida e scorrevolissima, devo però ammettere che l’ampio spazio dedicato alla dimensione umana toglie inevitabilmente ritmo e azione, producendo alcuni momenti di stanchezza nella lettura. Nel complesso, un buon prodotto il cui punto di forza consiste indubbiamente nell’ottima caratterizzazione dei personaggi e della città partenopea, tempestata in questo caso da un’incessante pioggia che stende sul golfo un velo di insolita malinconia.

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I bastardi di Pizzofalcone 2014-02-14 19:57:00 diogneto
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diogneto Opinione inserita da diogneto    14 Febbraio, 2014
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a me (mi) piace! e molto!

In una Napoli sbattuta da una tempesta di pioggia e salmastro si compie un efferato omicidio che lancia il passo ai “nuovi” arrivati del commissariato “bastardo” di Pizzofalcone.

I “nuovi” arrivati prendono il posto dei veri “bastardi”, ex colleghi collusi con la camorra e colpevoli di aver portato il commissariato sull’orlo della chiusura. A loro il compito, arduo, di ricreare un clima di fiducia intorno al commissariato cercando di allontanare lo spettro del “fuori tutto”. Gli “eroi” chiamati a compiere questa impresa sono tutto fuorché…eroi… ognuno di loro ha alle spalle un motivo valido per essere “sbattuto” in periferia tra fango e merda. Tra questi uomini troviamo il nostro caro amico Lojacono che, se hai letto “il Metodo del Coccodrillo” capisci subito il motivo alla base di questa promozione, se non lo hai letto cosa ci stai a fare qui! Corri in libreria e compralo e, se avessi anche tu l’ebook, struca el boton e scaricalo!

“I bastardi di Pizzofalcone” Einaudi [2013] è un libro che riesce a catturarti sia perché si lascia leggere con una leggerezza che, come nel caso del “Metodo del Coccodrillo”, non cade dell’ovvio, ma anche grazia a Maurizio de Giovanni che riesce a caratterizzare i “bastardi” facendoteli sentire famigliari da subito.

Ai delitti e alle denunce si intrecciano, infatti, le storie dì 7 poliziotti che, nello scorrere del romanzo, vengono introdotti in scena svelando, con cura e delicatezza, le loro storie e le zone d’ombra che vivono dietro di loro.

Un occhio di riguardo lo ha il nostro caro amico Lojacono che, anche in questo caso, è primo attore di un gruppo che è tutto da scoprire.

Difficile finire il libro senza la voglia di prendere subito il terzo capitolo per divorarlo anche perché, l’idea di affrontare i temi lasciati aperti dalla sapiente mano di Maurizio, e non farlo sarebbe un delitto!

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il metodo del coccodrillo
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I bastardi di Pizzofalcone 2013-11-07 03:51:54 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    07 Novembre, 2013
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Il riscatto della Cayenna

Maurizio De Giovanni, già creatore del commissario Ricciardi, propone un’altra serie che ha per protagonista l’ispettore Giuseppe Lojacono, “siciliano dall’espressione indecifrabile”: dopo “Il metodo del coccodrillo” lo rivediamo in azione tra “I bastardi di Pizzofalcone”.

Il pool del commissariato di Pizzofalcone indaga sulla morte della moglie di un notaio, uccisa con un oggetto che fa parte della strampalata collezione di boule de neige; l’indagine è una lotta contro il tempo in quanto “dopo le prime settantadue ore, le possibilità che venga scoperto l’autore di un delitto diminuiscono del sessanta per cento”…
Accanto alla vicenda poliziesca è interessante seguire gli intrecci umani e familiari dei componenti della squadra investigativa. Perché il commissariato di Pizzofalcone (“Si tratta di un distretto non molto vasto ma assai popoloso, che abbraccia una parte dei Quartieri Spagnoli e giù fino al lungomare”) è una sorta di Cayenna, nella quale vengono indirizzati personaggi che hanno un passato professionale macchiato da qualche ombra.

Così avviene per l’ispettore Lojacono, “cacciato dalla squadra mobile di Agrigento perché un collaboratore di giustizia aveva dichiarato che passava informazioni alla mafia.”
Così è avvenuto per gli altri che compongono il team: “La discarica della polizia, sembrava. Uno che forse è un mafioso; un ragazzino raccomandato e incapace (Aragona), che gioca a fare il poliziotto; una psicopatica fissata con le armi (Alex Di Nardo); una tranquilla madre di famiglia (Ottavia Calabrese), un vecchio che vede fantasmi di assassini in mezzo ai suicidi. E il commissario (Palma), poi: un piazzista di aspirapolvere, con quel suo finto entusiasmo”
Così è avvenuto per il violento e irascibile Francesco Romano, che non sa dominare i suoi impulsi aggressivi e verrà abbandonato dalla moglie.

La profondità dello spessore umano e stilistico di De Giovanni traspare nelle vicende di Lojacono padre divorziato, di Pisanelli vedovo di moglie suicida che indaga sui casi di suicidio, di Ottavia madre insofferente di un ragazzo handicappato, di Alex giovane donna-vittima di un padre tiranno... Tutti impegnati per un solo fine: rimuovere il pregiudizio che grava sul commissariato (“E’ una specie di punizione, di confino o che?”) e portare la giustizia in un distretto ostile.
Un romanzo a tutto tondo, ottimo per dimostrare che anche la letteratura di genere può ben rappresentare un’occasione per riflettere e approfondire sulle dinamiche umane.

“Quando c’è una morte violenta… l’aria diventa portatrice di un dolore immenso e non si purifica più, se non con la presenza di chi di quel dolore non ha alcuna cognizione”.

Bruno Elpis

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... gli altri romanzi di De Giovanni.
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I bastardi di Pizzofalcone 2013-09-02 04:13:02 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    02 Settembre, 2013
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Sette bastardi per un commissariato

Ricordate il film di Robert Aldrich “Quella sporca dozzina”? Alla vigilia dello sbarco in Normandia dodici galeotti dell’esercito americano sono scelti e addestrati per compiere una pericolosa missione in territorio nemico. Se questa riuscirà, torneranno liberi.
Non è improbabile che Maurizio de Giovanni avesse in mente questa pellicola quando ha scritto I bastardi di Pizzofalcone, il secondo libro con protagonista l’ispettore Lojacono. Certo qui non siamo in guerra, ma quasi, vista la delinquenza imperante. E poi non sono dodici i bastardi, ma sette, tutti poliziotti che, per un motivo o per l’altro, non sono graditi nei commissariati di Napoli e che perciò vengono inviati a presidiare quello di Pizzofalcone, decimato per una questione di una partita di droga sequestrata e poi rivenduta da alcuni agenti. Se riusciranno nell’impresa di essere efficienti, il Commissariato non verrà soppresso.
Ecco queste sono le analogie fra il film e il libro, mentre il resto, ovviamente, è del tutto diverso.
Si nota in particolare il tentativo di de Giovanni di dare vita a una serie di personaggi fissi che siano in grado di attirare l’attenzione del lettore per diversi episodi, così come ha già fatto per i romanzi con protagonista principale il commissario Ricciardi.
Tuttavia, a mio parere, la necessità di narrare dell’epoca presente, fatta di magari inutile dinamicità, e di conquistare subito il pubblico, ha impedito di delineare le caratteristiche progressivamente, evidenziandole invece negli intermezzi che, in questo romanzo, sono francamente un po’ troppi, tolgono il ritmo e finiscono con l’affaticare.
Del resto anche per la figura di Giuseppe Lojacono si insiste un po’ troppo sulle sue caratteristiche somatiche, che lo fanno assomigliare – e questo è ben poco probabile – a un cinese, così come il personaggio del procuratore Laura Piras, bellissima donna, è più definito per le caratteristiche estetiche che per la sua intima natura.
De Giovanni, quindi, in un’epoca in cui ciò che conta è l’apparenza, si è adeguato, ma il risultato letterario ne risente.
Se poi si considera il difetto, mutuato probabilmente dalla serie televisiva La nuova squadra, di narrare di due diverse indagini, togliendo continuità in tal modo a una blanda tensione iniziale, è facile comprendere come l’opera finisca col mancare, non solo di caratteristiche di originalità, ma del pathos che è proprio dei thriller.
Del resto la fragilità della trama gialla è sempre stata una caratteristica dell’autore napoletano e qui, inoltre, per quanto concerne la soluzione dell’omicidio, presenta anche poca credibilità.
Insomma, ci sarebbe il caso di dire che l’autore dei romanzi con Ricciardi e di quelli con Lojacono non sono la stessa persona: nel primo caso si segue anche un fine letterario, nel secondo invece l’obiettivo è puramente commerciale, con una sensazione di deja vu che, per un appassionato di gialli come me, stona non poco.
Da leggere, comunque, anche se il successo di vendite non ne testimonia la qualità, bensì é il frutto della notorietà dell’autore ottenuta grazie alla riuscitissima serie con protagonista il commissario Ricciardi.

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I bastardi di Pizzofalcone 2013-08-12 18:40:33 marco 70
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marco 70 Opinione inserita da marco 70    12 Agosto, 2013
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UN ALTRO BELLISSIMO GIALLO

chi scrive aveva preso malissimo l'abbandono da parte di De Giovanni della saga del commissario Ricciardi. Non avremmo più saputo gli sviluppi lentissimi ed esasperanti della sua storia d'amore con Enrica, non avremmo più visto il fido scudiero Maione, l'untuoso e viscido vicequestore Garzo, il coraggioso dottor Modo, infine non avremmo più ammirato la descrizione di una splendida Napoli degli anni 30 che si dibatteva fra il fatuo trionfalismo fascista e le miserie di sempre. E invece devo ricredermi : De Giovanni ha avuto coraggio nel rinnovarsi ( se date un'occhiata in giro sono pochissimi gli scrittori che cercano di non riscrivere fino allo sfinimento lo stesso romanzo che gli ha dato il successo !! ). le nuove storie ambientate in una Napoli contemporanea sono sempre molto belle e accurate, De Giovanni ha creato un'Intera squadra di poliziotti determinata a riscattarsi dagli errori del passato. Nessun personaggio è banale, nessuno caricaturale. Spiccano secondo me per profondità di analisi la struggente figura del vecchio Pisanelli e l'intensa Alex Di Nardo. Una sola sconsolata considerazione : De Giovanni, che deve avere degli istinti sadici, farà vivere al lettore per la vita sentimentale dell'ispettore Loiacono gli stessi dubbi e la stessa suspance che gli ha fatto vivere ( senza neppure neanche dargli un finale ) con il commissario Ricciardi !!

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a CHI HA AMATO IL COMMISSARIO RICCIARDI
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I bastardi di Pizzofalcone 2013-08-07 21:01:00 LuigiDeRosa
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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    07 Agosto, 2013
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La boule de neige di Maurizio de Giovanni

Sono belle e misteriose le boule de neige, fin da quando furono inventate qualche secolo fa. Quei mondi di vetro che ricordano le sfere delle fattucchiere, sono clessidre che marcano il tempo dei sogni ma, talvolta,anche quello degli incubi, sì, perchè è un incubo quello che copre lentamente la polvere bianca della boule raccolta sotto la panca in casa della povera donna Cecilia de Santis ,dal commissario Giuseppe Lojacono. Il poliziotto osserva la bambolina con l'ukulele che canta felice la bellezza dei mari del sud dentro la palla di vetro, mentre tutt'intorno alla base della stessa, vischioso e nero, si spande il sangue della donna assassinata. E' stato un colpo terribile sferrato con quel souvenir di sogni alla base del cranio a porre fine alla vita della signora De Santis, moglie del notaio Arturo Festa. Il commissario siciliano non fa una piega, sa che il nome e cognome di qualsiasi assassino è scritto nell'arma che ha adoperato per uccidere ed è da lì che comincerà la sua ricerca. Ad aiutare il commissario in questo nuovo episodio saranno i poliziotti del Commissariato di Pizzofalcone,definiti dalle malelingue "bastardi", perchè si tratta di indesiderati, uomini e donne che si sono tutti macchiati di qualche episodio increscioso che, sotto la guida di Lojacono e dell'esperto capo commissariato Gigi Palma, avranno l'occasione di riscattare se stessi. De Giovanni ce li presenta uno ad uno, i suoi bastardi, come se anche noi lettori prima di proseguire nella lettura dovessimo fare squadra, imparare ad averne fiducia e forse, così sarà. Dunque in un lussuoso appartamento Mayya , colf bulgara, scopre il cadavere della sua padrona , la signora Cecilia de Santis. Cominciano le indagini, affidate per competenza a quelli di Pizzofalcone. Lojacono, da poco trasferito in quel commissariato dimenticato da Dio e dagli uomini, s'imbatte da subito in un muro di gomma, quello formato dai collaboratori del notaio Arturo Festa, tutti con le bocche cucite, tutti decisi a coprire l'ennesima scappatella del loro datore di lavoro che messo alle strette confesserà di aver passato il weekend a Sorrento in compagnia di una donna della quale si rifiuta di rivelare l'identità. Lojacono non è tipo da darsi per vinto al primo intoppo , è pronto a dare la caccia ad un nuovo infido "coccodrillo".
Un'altra bella prova di Maurizio De Giovanni che strizza l'occhio al grande Ed McBain, penso ai "bastardi" dell'87° Distretto, Steve Carella & C. e come il mitico romanziere italo-americano non vi deluderà.


di Luigi De Rosa




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